L’accesso al Fondo per le PMI è sempre stato una chimera per la maggioranza delle piccole e medie imprese italiane: il tetto di 10 mln di euro di fatturato annuo per potevi accedere estrometteva di fatto la vasta schiera di piccole aziende dello Stivale. Ora, pare che con il Milleproroghe si voglia porre in parte rimedio con una riduzione della soglia minima a 5 mln di euro.
Le Commissioni Bilancio e Affari del Senato hanno infatti approvato un ordine del giorno al decreto Milleproroghe, che prevede l’impegno del Governo per apportare tale modifica.
Certo, abbassare a 5 milioni di euro il fatturato minimo delle Pmi per poter accedere al fondo dedicato sembra ancora uno sforzo minimo: il problema è che, nei progetti del Governo, il Fondo mira a incrementare la competitività di aziende (o consorzi di Pmi aggregate) già forti, potenzialmente in grado di compiere grandi passi sul mercato, e non ad aiutare le piccole aziende “dagli orizzonti più limitati”.
L’annuncio della senatrice Ada Spadoni Urbani (Pdl) – che ha presentato il testo assieme a Massimo Garavaglia (Lega) – parla infatti di sostegno per aggregazione, internazionalizzazione, patrimonializzazione e rimodulazione del debito.
Una visione che però cozza con lo stato permanente di crisi in cui versa l’economia del Paese e soprattutto della maggior parte delle Pmi. Se non altro è una prima presa di coscienza: «con la modifica richiesta almeno altre diecimila attività economiche potranno accedere al fondo, presentando i requisiti minimi in termini di struttura manageriale, organizzativa, pianificazione e controllo richiesti».
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