Nonostante siano iniziati i primi segnali di ripresa in molti Paesi, per le PMI e le start-up non si placano le difficoltà di accesso al credito. A sottolinearlo ancora una volta è il nuovo rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) – presentato a Roma nel corso di un evento organizzato dall’OCSE in collaborazione con il Ministero per lo sviluppo economico e Confindustria – che analizzando gli indicatori finanziari di 31 Paesi nel periodo 2007-12 lancia l’allarme crescita, ricoprendo PMI ed imprenditori un ruolo cruciale sul fronte tanto dell’innovazione quanto dell’occupazione.
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Accesso al credito
Eppure proprio per le PMI la sfida sembra doppia: secondo lo Scoreboard OCSE 2014 sul Finanziamento delle PMI e degli imprenditori, nel 2012 questi hanno dovuto affrontare sia il problema di una ripresa economica disomogenea ,con il conseguente crollo dei profitti, che quella di una progressiva riduzione dei finanziamenti da parte del settore bancario. La crisi del debito sovrano che ha colpito molti Paesi, tra cui l’Italia, e che non accenna a placarsi ha portato con sé una riduzione del credito disponibile per l’intero sistema bancario, con effetti importanti soprattutto sulle PMI, la cui dipendenza dal credito bancario è sicuramente maggiore di quella delle grandi imprese. I prestiti bancari continuano infatti ad essere la fonte di finanziamento più comune per le PMI, comprese quelle ad alto tasso di innovazione e crescita. Per le PMI sono inoltre più stringenti anche le condizioni per l’accesso al credito rispetto alle grandi imprese: i tassi di interesse sono più alti, le scadenze più brevi e le garanzie richieste maggiori. La motivazione risiede nella scarsa propensione delle banche ad assumersi dei rischi, sempre a fronte della difficile congiuntura economica.
Ritardo nei pagamenti
Senza considerare l’impatto che hanno i ritardi nei pagamenti per le casse delle piccole e medie imprese. Il Rapporto evidenzia un crescente numero di imprese insolventi in molti dei Paesi analizzati, con rilevanti incrementi nel numero di imprese fallite, anche del +30% o +40% nei Paesi colpiti dalla crisi del debito sovrano.
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Confidi
Giovanni Da Pozzo, in qualità di consigliere Assoconfidi Italia, è intervenuto alla tavola rotonda di lancio mondiale dello “Scoreboard 2014 OCSE”, ha spiegato l’importanza dei Confidi per superare le barriere dell’accesso al credito:
«Il rafforzamento dei Confidi, fra le altre misure, è utile a portare un miglioramento dell’accesso al credito delle PMI, che dati della Bce di confermano essere un problema pressante per le imprese europee, specie in Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, dove circa il 90% del finanziamento delle imprese è esclusivamente bancario e dove non hanno ancora attecchito strumenti alternativi, che in altri Paesi funzionano già da alcuni anni e hanno permesso di rispondere meglio negli anni della crisi».
Per Pozzo è necessaria un’evoluzione nelle modalità di finanziamento delle PMI, con l’apertura
«a nuovi strumenti che devono essere capiti e diffusi meglio da istituzioni e imprese».
Oggi i Consorzi di garanzia fidi assicurano in Italia il 10% del credito alle PMI; di questo 10%, circa l’80% riguarda i Confidi 107, intermediari finanziari soggetti al controllo della Banca d’Italia. I numeri del sistema dei Confidi:
- 489 Confidi totali;
- 60 Confidi 107;
- 268 Confidi aderenti alle federazioni di Assoconfidi;
- oltre 1 milione 200 mila imprese associate;
- 43 miliardi di euro i finanziamenti bancari garantiti;
- circa 20 miliardi di euro di garanzie in essere;
- 2,3 miliardi di euro di dotazione patrimoniale.