Nel corso del meeting di di Comunione e Liberazione svoltosi a Rimini, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha annunciato l’avvio delle operazioni per l’utilizzo del fondo di investimento per la crescita delle Pmi italiane, costituito dalle principali banche, Tesoro, Cassa depositi e prestiti, Abi, Confindustria.
Oltre alle attese autorizzazioni, il fondo beneficerà di ulteriori contributi economici, passando da 1 a 1,2 miliardi di euro grazie all’ingresso di importanti gruppi bancari, che si uniscono agli impegni di Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena.
Nello specifico, ad aggiungere complessivamente 200 milioni di euro sono state l’Istituto centrale delle banche popolari (100 mln) e il Credito valtellinese, la Banca popolare di Milano, la Banca popolare dell’Emilia Romagna, Ubi e la Banca di Cividale (20 mln).
Le misure che verranno realizzate con il fondo sosterranno i processi di patrimonializzazione delle Pmi ancora troppo deboli per competere con le concorrenti internazionali.
Una delle principali cause di crisi delle imprese, aggiunge il ministro, è da imputare alla pubbliche amministrazioni, che impiegano un tempo eccessivamente lungo per onorare economicamente i beni e i servizi acquistati.
L’Italia è la peggiore d’Europa nel contesto dei ritardi dei pagamenti, con le amministrazioni che impiegano in media sei mesi (186 giorni) per saldare una fattura. Nulla a che vedere con gli altri stati UE, soprattutto se si confrontano i giorni di ritardo con i paesi più efficienti. In Finlandia e Estonia sono sufficienti 24 giorni, in Lettonia 33, in Repubblica ceca 35 e in Germania 36.