Tra le varie zone della Penisola esiste un netto gap anche per quanto riguarda le condizioni di accesso al credito: lo rivela un report di ImpresaLavoro realizzato per Confimprenditori, basato su dati della Banca d’Italia.
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I tassi di interesse medi sugli anticipi e i fidi in conto corrente variano notevolmente, passando da un tasso annuo del 4,65% del Trentino Alto Adige al 7,98% della Calabria.
Per quanto riguarda il costo del denaro, si passa dalla Lombardia (4,98%) al Piemonte (5,2%), dall’Emilia Romagna (5,26%) al Veneto (5,27%), con in fondo Campania (7,57%), Umbria (7,56%), Sicilia (7,4%) e Puglia (7,33%).
Uno “spread” territoriale che sembra aumentare nonostante l’arrivo di risorse con l’intervento della BCE di Mario Draghi.
«Nemmeno il Quantitative Easing sembra essere riuscito a migliorare sensibilmente le condizioni di accesso al credito delle nostre imprese, afferma il presidente della Confimprenditori, Stefano Ruvolo. Nonostante gli interventi straordinari della BCE e qualche timido segnale di ripresa dei prestiti concessi al complesso del settore privato, i volumi degli impieghi bancari italiani diretti alle aziende risultano stagnanti.
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A questo dobbiamo aggiungere la peculiare condizione, tutta italiana, di condizioni di credito che variano così tanto da regione a regione. Non consentendo alle banche di fare dei distinguo a livello territoriale, fare impresa in Calabria diventa molto più faticoso che in Trentino-Alto Adige. Il risultato è che nel Sud del Paese, che vive già una condizione difficile, intrappolato in una morsa di burocrazia e disoccupazione che ne limita le possibilità di crescita, se anche l’accesso al credito diventa più complesso che altrove, allora è davvero difficile immaginare un cambio di rotta in tempi brevi».