Creando 9,4 milioni di posti di lavoro tra il 2002 e il 2008 (+1,9% ogni annui), le piccole e medie imprese, seppur tra mille difficoltà di carattere creditizio, legislativo e finanziario, sono ancora il volano dell’occupazione in Europa anche se, con il manifestarsi della crisi, questo sviluppo si è bloccato cedendo il passo ad una perdita stimata in 3,25 milioni di posti negli ultimi due anni.
Le stime relative alla produzione indicano proprio le micro e piccole imprese tra le più colpite nel 2010 e negli anni a venire, perchè le misure di sostegno iniziali verranno progressivamente ritirate minacciando le 20,7 milioni di Pmi che oggi impiegano quasi 90 milioni di lavoratori in Europa, comprese le 4 milioni di piccole e medie imprese che in Italia a fine 2008 impiegavano 12,6 milioni di addetti.
Per sostenere e rilanciare il sistema produttivo europeo sarà dunque essenziale una rapida attuazione delle azioni previste dallo Small Business Act (SBA), azione politica su cui si punta a livello UE in materia di Pmi e che prevede interventi ad opera della Commissione come anche degli Stati membri in diversi ambiti.
Small Business Act
Approvato a fine 2008, lo SBA è un pacchetto di principi guida e misure applicative finalizzati a sostenere la crescita e la maggiore competitività delle imprese di piccola dimensione.
L’Atto nasce dalla considerazione che la crescita delle Pmi è limitata dalla presenza di diversi ostacoli, come gli eccessivi oneri amministrativi e la difficoltà di accesso ai finanziamenti, quest ‘ ultima acuita dagli effetti della crisi finanziaria ancora in corso.
Ciò premesso, in sede istituzionale si è rivelata la necessità di creare un quadro politico coerente che guidasse le iniziative comunitarie e degli Stati membri a favore delle Pmi. I principi da tradurre in azione sono i seguenti:
- Dar vita a un contesto in cui imprenditori e aziende familiari possano prosperare e che alimenti lo spirito imprenditoriale;
- Far sì che imprenditori onesti anche se insolventi ottengano rapidamente una seconda possibilità;
- Formulare regole conformi al principio “pensare anzitutto in piccolo”;
- Rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle Pmi;
- Adeguare l’intervento politico alle esigenze delle Pmi facilitandone la partecipazione agli appalti pubblici e usarndo meglio gli aiuti di Stato;
- Agevolare l’accesso al credito delle Pmi e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;
- Aiutare le Pmi a beneficiare delle opportunità del Mercato Unico;
- Promuovere l’aggiornamento delle competenze nelle Pmi e ogni forma di innovazione;
- Permettere alle Pmi di trasformare le sfide ambientali in opportunità;
- Incoraggiare e sostenere le Pmi perché beneficino della crescita dei mercati internazionali.
Lo SBA in Italia
I dati sull’applicazione dello SBA e dei suoi principi nel nostro Paese risultano nel 2009 in chiaro scuro. In Italia il livello resta sotto la media europea per quanto concerne i seguenti principi: Pensare in piccolo; rendere le PAL permeabili alle esigenze delle Pmi; accesso al credito; promozione dei benefici del Mercato Unico, dell’aggiornamento delle competenze e dell’innovazione; internazionalizzazione.
Il risultato migliore ottenuto è quello relativo al principio n.5: facilitazione della partecipazione delle Pmi agli appalti pubblici e al migliore utilizzo degli aiuti di Stato. Nel nostro paese il 37% degli aiuti totali è stato erogato alle Pmi, contro un totale del 10 % della media europea.
Accesso al credito
La difficoltà principale per le Pmi italiane resta l’accesso alle risorse finanziarie, inasprita da ritardi nei pagamenti, mancanza di fondi di venture capital a supporto della fase di avvio e di espansione delle imprese, e alla quota (sotto la media europea) destinata alla creazione e sviluppo di impresa nell’ambito del Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale 2007-2013.
Dall’entrata in vigore dello SBA, comunque, sono state diverse le iniziative per venire incontro alle esigenze delle imprese: nel luglio 2009, ad esempio, Ministero dello Sviluppo economico e Unioncamere hanno siglato un accordo di programma per agevolare l’accesso al credito e sostenere l’occupazione delle Pmi.
L’iniziativa, avente una dotazione di 30 milioni di euro, mira a rafforzare la garanzia di accesso al credito. L’azione si inserisce nel programma di rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi (da 1,6 miliardi di euro), che dal 2008 ha erogato i propri fondi a copertura di prestiti richiesti da circa 24mila imprese.
Agevolazioni e bonus fiscali sono stati introdotti dalla Legge 102/2009, in particolare con l’esclusione da imposizione di un rendimento del 3% annuo, calcolato sugli aumenti di capitale di società di capitali o di persone, di importo massimo fino a 500 mila euro, sottoscritti esclusivamente da persone fisiche mediante conferimenti, entro un periodo di sei mesi a partire dall’entrata in vigore della legge di conversione (dal 5 agosto 2009 al 5 febbraio 2010).
In aggiunta, sono state introdotte le Zone Franche Urbane (ZFU), aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove si concentrano programmi di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario, favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, ma con potenzialità di sviluppo altamente inespresse.
Per l’internazionalizzazione, le leggi 33/2008 e 99/2009, hanno introdotto norme per il sostegno all’accesso al credito da parte delle Pmi a valere su progetti realizzati all’estero.
Fondo Italiano d’Investimento
Visti gli indici europei per l’analisi della performance dei vari Stati nell’attuazione dello SBA, il fondo da 1 miliardo di euro recentemente istituito dal Ministero dell’Economia per investire in Pmi ad alto potenziale di crescita, potrebbe avere un impatto favorevole sulla prestazione complessiva del nostro paese.
Il nuovo strumento, il primo in Italia di una simile portata, interverrà attraverso investimenti di capitale di rischio o quasi, aventi il fine di patrimonializzare aziende ad alto potenziale di crescita, aiutando a diventare più solide circa 15mila imprese (tra cui 10mila manifatturiere) con un fatturato oscillante tra i 10 e i 100 milioni di euro.
Questo vuol dire che il fondo opererà anche a favore di grandi imprese non rientranti nella definizione di Pmi e che, soprattutto, non finanzierà micro-aziende e start-up, fatto che potrebbe limitarne l’impatto a livello di attuazione dello SBA, tanto per cambiare senza riuscire mai a “pensare anzitutto in piccolo”…