In arrivo i primi 300 milioni di euro per le PMI che investono in Innovazione, Ricerca e Sviluppo: sono previsti dal bando ministeriale in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che attiva il primo intervento del nuovo Fondo per la crescita sostenibile, rivolto prevalentemente alle piccole e medie imprese. Si tratta della fase operativa di quanto previsto dall’articolo 23 del Decreto Sviluppo (Dl 83/2012 convertito con la legge 134/2012).
Destinatari
Il finanziamento, che promuove lo sviluppo di nuove tecnologie ed è rivolto a progetti di R&S «di rilevanza strategica per il sistema produttivo e la competitvità delle PMI», prevede che il 60% delle risorse (160 milioni) vadano a progetti proposti da microimprese, PMI e Reti di imprese, mentre il 25% (40 milioni) alle micro e piccole imprese. L’incentivo non è cumulabile con altre agevolazioni pubbliche concesse per le medesime spese. I soggetti ammessi sono indicati all’articolo 4 del bando:
- Imprese che svolgono attività industriale per la produzione di beni o servizi (art. 2195 CC, lettera a).
- Imprese di trasporto (art. 2195, lettera c).
- Imprese agroindustriali che svolgono prevalentemente attività industriale.
- Imprese artigiane di produzione di beni (legge 443/1985).
- Centri di ricerca con personalità giuridica.
- Organismi di ricerca, limitatamente ai progetti congiunti.
I progetti congiunti devono essere «realizzati mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete o altre forme contrattuali di collaborazione, come ad esempio il consorzio e l’accordo di partenariato». Questi strumenti devono «configurare una collaborazione effettiva, stabile e coerente rispetto all’articolazione delle attività, espressamente finalizzata alla realizzazione del progetto proposto». Il contratto deve prevedere:
- suddivisione di competenze, costi e spese a carico di ciascun partecipante;
- definizione degli aspetti relativi a proprietà, utilizzo e diffusione dei risultati del progetto;
- individuazione del soggetto capofila, con mandato di rappresentanza per i rapporti con il Ministero;
- clausola con cui le parti, nei casi di recesso o esclusione di uno dei partecipanti o di risoluzione contrattuale, si impegnano alla completa realizzazione del progetto, con ripartizione di attività e costi tra gli altri soggetti e ricorrendo, se necessario, a servizi di consulenza.
Altri requisiti: le imprese devono avere stabile organizzazione in Italia, essere costituite e iscritte nel Registro Imprese, nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non in liquidazione volontaria e non sottoposte a procedure concorsuali, trovarsi in regime di contabilità ordinaria, non rientrare tra le imprese che hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato, gli aiuti individuati quali illegali o incompatibili dalla Commissione europea, in regola con la restituzione di somme dovute in relazione a provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero, non trovarsi in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà così come individuata nel Regolamento GBER (il regolamento sugli aiuti di Stato numero 800/2008/CE).
Progetti ammessi
L’articolo 5 del bando prevede che i progetti debbano riguardare attività di «ricerca industriale e di sviluppo sperimentale» finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi oppure al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti tramite lo sviluppo di una serie di tecnologie (allegato al decreto): ICT, nanotecnologie, materiali avanzati, biotecnologie, fabbricazione e trasformazione avanzate, tecnologie spaziali, tecnologie volte a realizzare gli obiettivi sociali di Horizon 2020 (salute e benessere, alimentare, energia, trasporti intelligenti, green economy).
Tempistiche: il progetto deve durare non meno di 18 mesi e non più di 36 mesi (il ministero può eventualmente condere una proroga, fino a un massimo di 12 mesi, su richiesta motivata). Deve essere avviato dopo la domanda di agevolazione ed entro un massimo di tre mesi dalla concessione delle stesse (che altrimenti vengono revocate). La data di avvio del progetto corrisponde a quella della prima spesa ammissibile oppure a quella dell’inizio dell’attività del personale e deve essere obbligatoriamente comunicata al soggetto gestore entro 30 giorni.
Il costo dei progetti, deve essere compreso fra 800mila e 3 milioni di euro. Le spese ammissibili al finanziamento sono quelle per i dipendenti o collaboratori (escluso il personale amministrativo, contabile o commerciale), strumenti e attrezzature di nuova fabbricazione limitatamente al periodo in cui sono utilizzati per il progetto, servizi di consulenza (ad esempio, per licenze e brevetti), spese generali imputate direttamente al progetto di ricerca (che non possono superare il 50% delle spese per il personale), materiali utilizzati.
Il finanziamento
Il finanziamento agevolato concesso, non assistito da forme di garanzia, ha durata massima di 8 anni più un periodo di preammortamento di 3 anni (a cui l’impresa può rinunciare, in tutto o in parte). Il finanziamento è erogato in un massimo di 5 rate, in relazione agli stati di avanzamento del progetto (per un totale fino al 90% del prestito), più l’ultima a saldo (pari almeno al 10%). Cambia la percentuale di spese agevolate a seconda della dimensione d’impresa:
- 70% delle spese per le piccole imprese,
- 60% per le medie imprese,
- 50% per le grandi imprese,
- 25% per gli organismi di ricerca.
Il tasso agevolato di finanziamento è pari al 20% del tasso di riferimento vigente alla data in cui viene concessa l’agevolazione, fissato sulla base di quello comunicato dalla Ue (pubblicato sul sito a questo link). Comunque, il tasso non può essere inferiore allo 0,8%. Il rimborso avviene attraverso un piano di ammortamento a rate semestrali fissate il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno.
Le domande
Le imprese vengono valutate secondo parametri spiegati nel decreto e relativi alla capacità di rimborsare il credito agevolato. Vengono fissate soglie di ammissibilità in base ai dati dell’ultimo bilancio, e un meccanismo a punteggio che considera caratteristiche dell’impresa, fattibilità tecnica ed economica del progetto, qualità e impatto. L’iter e le procedura saranno fissate da un successivo decreto ministeriale, che comprenderà anche condizioni e punteggi per la valutazione delle domande: le regole base prevedono che ciasuna impresa, o raggruppamento di imprese, possa presentare un solo progetto nell’arco di un anno.
La domanda deve contenere scheda tecnica sul soggetto proponente, piano di sviluppo del progetto, contratto di rete o di collaborazione fra diverse imprese o soggetti. I finanziamenti sono concessi fino a esaurimento delle risorse disponibili (300 milioni di euro). Domande e adempimenti tecnici vanno indirizzate al soggetto gestore, individuato dal ministero attraverso apposita gara fra enti e società in possesso di una serie di requisiti. L’istruttoria sulle domanda procede in base all’ordine cronologico di presentazione, e valuta una serie di elementi specificamente indicati nell’articolo 11 del bando: caratteristiche del soggetto proponente e del progetto, congruità delle spese previste. Il gestore ha 90 giorni di tempo per comunicare la ministero l’esito dell’istruttoria, il ministero entro i successivi 30 giorni procede al decreto di concessione del finanziamento.
Dopo la concessione del finanziamento, il ministero monitorerà il progetto, a cui può revocare l’agevolazione sulla base di una serie di criteri indicati dall’articolo 15: assenza di requisiti di ammissibilità, documentazione incompleta o irregolare, fallimento dell’impresa o procedura concorsuale, mancata realizzazione del rpogetto, mancato ripsetto di obiettivi prefissati o termini temporali, mancata presentazione avanzamento lavori e altre documentazioni, ritardo di oltre un anno sulla restituzione del prestito (Fonti: bando ministeriale 20 giugno 2013 e decreto di assegnazione risorse).