Secondo i dati AIFI 2009 (Associazione italiana Private Equity e Venture Capital), gli effetti della crisi si sono fatti sentire anche sul mercato italiano del capitale di rischio che, con 2,6 miliardi di euro investiti, ha registrato un sensibile rallentamento dell’attività (-52%).
In un contesto di difficoltà generalizzato, e un calo evidente in tutti i comparti – finanziare l’innovazione diventa complicato. Tuttavia, alcuni segnali positivi si possono cogliere nel comparto del finanziamento delle imprese in fase di avvio (early stage financing), con un calo inferiore rispetto agli altri (espansione, acquisizioni di maggioranza e operazioni volte a rilanciare imprese in difficoltà): -10% per investimenti realizzati (79 contro gli 88 del 2008) e -15% per ammontare (98 milioni di euro investiti nel 2009 contro i 115 del 2008).
Pur rappresentando una forma di investimento di nicchia (poco meno del 4%) con un offerta ancora da strutturare, istituzioni e operatori locali si stanno impegnando per supportare le start-up con lo strumento del venture capital.
A investire su aziende giovani e innovative sono organismi regionali e pubblici (38%), fondi di early stage (29%), società di gestione del risparmio generaliste (14%), banche (14%) e country funds (5%).
L’early stage financing comprende due tipi di investimento nel capitale di rischio delle aziende: seed financing(sperimentazione dell’idea di business) e start-up financing (avvio dell’attività imprenditoriale).
In fase di avvio le imprese necessitano di capitali per effettuare studi e valutare idee (seed) per poi sviluppare ed iniziare a commercializzare un prodotto (start-up). In questo stadio si trovano spesso anche le società che diventano indipendenti a seguito di uno scorporo (spin-out di ricerca o accademico).
Per i neo o potenziali imprenditori reperire risorse finanziare per realizzare i propri investimenti è particolarmente difficile, a causa del fatto che essi non si trovano a gestire aziende già consolidate sul mercato ma bensì realtà che presentano semplicemente un’idea, il loro know how, e che operano per lo più legati alle nuove tecnologie.
In queste condizioni, l’accesso al credito bancario – principale fonte di finanziamento per le aziende italiane – rappresenta un ostacolo enorme. Gli istituti di credito esigono track record economico-finanziari positivi e garanzie di cui le nuove imprese generalmente non dispongono, a maggior ragione se si occupano di attività innovative.
Quali sono dunque gli strumenti e gli enti di finanziamento alternativi alle tradizionali linee di credito bancarie?
In tema di capitale di rischio (investitori qualificati che apportano nell’azienda risorse e supporto – in termini di gestione, sviluppo strategico e rete di contatti – per realizzare i loro investimenti) sono attivi operatori a livello nazionale e regionale.
Fondi nazionali
Pensiamo ai fondi co-finanziati con il bando del Ministero per le Riforme che nel 2007 ha messo a disposizione circa 80 milioni di euro per investimenti finalizzati a favorire l’afflusso di capitali nelle Pmi del Mezzogiorno, inclusi Abruzzo e Molise.
Tra questi, ha già effettuato i suoi primi interventi Venture Vertis, il fondo gestito da Vertis SGR dedicato specificamente al finanziamento di nuove imprese.
Dotato di un patrimonio di 25 milioni di euro, il fondo realizza investimenti fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro in aziende o progetti volti a introdurre innovazioni tecnologiche digitali assumendo partecipazioni in società nella fase iniziale dell’attività d’impresa (seed capital e start-up capital) e in quelle derivanti da spin-out.
Vertis Venture ha già investito nella start up calabrese Personal Factory (insieme al fondo che promuove il trasferimento tecnologico TT Venture) e nella siciliana Mosaicoon.
Un altro strumento importante è il Fondo di venture capital per imprese start-up del Ministero del Commercio Internazionale che opera attraverso investimenti di minoranza nel capitale in nuove società italiane (o UE) che realizzino progetti di internazionalizzazione in paesi extra UE.
I progetti possono comprendere anche le opportune innovazioni di prodotto e di processo e il fondo – destinato a raggruppamenti di Pmi, singole Pmi e prioritariamente imprese piccole – è gestito da SIMEST.
L’investimento del fondo non può superare il 49% del capitale sociale, un ammontare di 200.000 euro per singola impresa proponente e un importo di 400.000 euro per singolo investimento. Ha l’opportunità di co-investire con altri soggetti finanziari – banche, fondi di capitale di rischio, ecc. – e la durata della singola operazione oscilla tra 2 e 4 anni dall’acquisizione, fino a 6 anni qualora richiesto dalla specificità del progetto.
Fondi regionali
A livello regionale segnaliamo strumenti come Ingenium Sardegna, fondo di capitale di rischio a compartecipazione pubblico-privata (è co-finanziato attraverso i fondi del POR Sardegna 2007-2013) che sostiene avvio, sviluppo ed espansione di imprese innovative locali attraverso investimenti di seed, start-up ed expansion capital.
Gestito dalla joint venture italo-olandese Zernike-Meta Ventures, Ingenium ha completato la sua prima operazione di investimento in Paperlit, società statunitense con sede operativa a Cagliari, che produce un reader elettronico per giornali e riviste. Il fondo ha una dotazione finanziaria di quasi 35 milioni di euro.
A seguire segnaliamo Toscana Innovazione, anche esso attivato mediante risorse POR: è un fondo di capitale di rischio da 44,4 milioni di euro che investe in piccole e medie imprese operanti in Toscana, o che abbiano in programma un investimento finalizzato all’insediamento sul territorio regionale, in fase di start-up, attive in settori ad alto contenuto tecnologico o innovativo.
Suoi settori di interesse: Aerospaziale, Ambiente ed Energie Rinnovabili, Automazione industriale, Meccanica avanzata, Domotica, Fotonica, Biotecnologie, Ottica avanzata, Microelettronica ed anche tutti i settori tradizionali oggetto di innovazione tecnologica di processo o di prodotto.
Dal giugno 2009 ad oggi ha già investito in 5 aziende (Digitart, Siena Solar Nanotech, ProtEra, Toscana Biomakers e Montalbano Technology.
Il Fondo di Venture Capital appena attivato dalla Regione Veneto, gestito dalla società finanziaria regionale Veneto Sviluppo, interviene invece per favorire la nascita di nuove imprese e la realizzazione di progetti innovativi con una partecipazione dal 15 al 45% fino a 5 anni.
Fondi locali
A livello local, operano anche soggetti che – disponendo di mezzi finanziari, esperienza manageriale, capacità gestionali e una importante rete di contatti – svolgono attività di finanziamento in start-up innovative, solitamente investendo cifre tra i 30 ed i 200mila euro.
Conosciuti come Business Angel o angeli finanziatori, acquisiscono partecipazioni di minoranza dedicandosi anche alla gestione dell’impresa, a fianco degli imprenditori o dei manager di essa. Nel nostro paese, sono raggruppati nell’IBAN.
Esistono, infine, anche realtà ibride che uniscono le funzioni di incubatore d’impresa e venture capitalist.
Tra questi, H-Farm, – in Provincia di Treviso ma con uffici anche a Seattle (USA), Mumbai (India) e Londra – supporta l’avvio di start-up basate su modelli di business innovativi nel settore internet e dei media digitali.
L’incubatore, che ha recentemente annunciato un aumento di capitale di 4 milioni di euro, ad oggi conta un portafoglio di 18 start-up avviate.