Zone Franche Urbane, quel che c’è da sapere

di Matteo Aldamonte

Pubblicato 10 Marzo 2010
Aggiornato 9 Luglio 2013 15:55

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Al via le agevolazioni fiscali previste dal Decreto Milleproroghe per le ZFU. Obiettivo, favorire la micro imprenditoria in ventidue comuni del Belpaese

Con l’approvazione definitiva del Decreto Milleproroghe lo scorso 26 febbraio da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, sono entrate in vigore le cosiddette Zone Franche Urbane (ZFU), specifiche aree disagiate del Paese in cui il Governo mira a incentivare l’imprenditoria tramite agevolazioni.

Le ZFU

Si tratta di aree infra-comunali di dimensione minima, all’interno delle quali sono previsti interventi di defiscalizzazione, con l’obiettivo di dare spazio alla nascita di piccole e micro imprese.

Tali aree, identificate all’interno di 22 città della Penisola, sono state prescelte perché caratterizzate da disagio sociale, economico ed occupazionale, ma con potenzialità di sviluppo inespresse.

Cosa prevedono

Come confermato dalla Legge Finanziaria 2008, il Governo destinerà al progetto delle ZZU un totale di 50 milioni di euro, con una ripartizione che tiene conto delle esigenze e della vastità delle singole aree, all’interno dei 22 Comuni. Le risorse a disposizione serviranno a incentivare l’imprenditoria in tali zone, tramite agevolazioni fiscali di particolare rilievo.

Le agevolazioni fiscali

Esenzione imposte sui redditi: totale per i primi cinque anni di attività, del 60% dal sesto al decimo anno, del 40% per undicesimo e dodicesimo anno e, infine, del 20% per il biennio successivo.

IRAP: anche qui esenti i primi cinque periodi d’imposta, sino a quando il valore della produzione netta di ciascun anno non raggiungerà i 300mila euro.

Esenzione ICI: cinque gli anni esenti, con riferimenti a tutti gli immobili situati nella ZFU di proprietà dell’impresa e utilizzati per l’esercizio della nuova attività.

Esonero versamento contributi previdenziali: l’andamento dell’esenzione seguirà lo stesso procedimento delle imposte sui redditi, e sarà applicabile ai contratti a tempo indeterminato oltre che a quelli a tempo determinato, ma della durata minima di un anno. Il 30% degli assunti deve operare fisicamente nella sede locale della ZFU.

I Comuni prescelti

Come detto in precedenza si tratta di 23 aree limitate, individuate all’interno di 22 Comuni della penisola: Massa Carrara e Ventimiglia in Liguria; Pescara in Abruzzo; Sora e Velletri nel Lazio; Campobasso in Molise; Mondragone, Napoli e Torre Annunziata in Campania; Andria, Taranto e Lecce in Puglia; Matera in Basilicata; Rossano, Crotone e Lamezia Terme in Calabria; Erice, Catania e Gela in Sicilia; Iglesias, Quartu Sant’Elena e Cagliari in Sardegna.

A quanto detto, va aggiunto che il Ministero dello Sviluppo Economico ha reso nota una cartografia aggiornata e specifica, in merito alla delimitazione delle singole zone, internamente alle città.

Criteri di ammissibilità alle ZFU

I Comuni hanno presentato al Ministero dello Sviluppo apposita candidatura indicando espressamente b specifici facenti riferimento all’ammissibilità del territorio comunale – con precisi rapporti in merito alla popolazione, inferiore a 25mila abitanti, in relazione ai dati Istat 2006, alle modalità di gestione del progetto e ad eventuali attività di potenziamento dello stesso.

Inoltre, lo stesso Ministero ha introdotto un valore singolare e rilevante: l’Indice del Disagio Socieconomico, o IDS, calcolato secondo precisi parametri, inseriti dai Comuni stessi in un apposito documento Excel.

Le città con il tasso di disagio più alto, secondo i calcoli, sono risultate Catania, Torre Annunziata, Napoli, Taranto, Cagliari, Gela e Mondragone. Pescara, Ventimiglia, Massa Carrara e Matera sono state invece inserite in un secondo momento.

A questo si aggiungevano fattori ben definiti, riguardanti l’entità delle singola Zone Franche Urbane. Anche per queste era previsto un preciso limite demografico, compreso tra le 7.500 e le 30mila unità, con un rapporto demografico tra abitanti delle ZFU ed abitanti del comune intero inferiore al 30%.

Inoltre, a giocare un ruolo fondamentale nell’operazione di riqualificazione è stata la disoccupazione, il cui tasso all’interno dell’area delimitata doveva essere superiore al singolo punto.