Il 2022 si sta rivelando un anno turbolento per i risparmiatori, generando interrogativi e alimentando timori. Tra le tipologie di investimento che offrono oggi maggiori tutele dinanzi alla volatilità dei mercati e all’innalzamento dei tassi dovuto all’inflazione ci sono molti strumenti alternativi alle più rischiose azioni ed obbligazioni, soluzioni di risparmio più sicure come ad esempio il conto deposito, particolarmente amato dagli investitori retail italiani.
Si tratta di una formula da sempre prediletta dalle famiglie perchè semplice e flessibile, con una discreta remunerazione soprattutto per investimenti di lunga durata (oltre 36 mesi).
Conto deposito: come funziona
Il conto deposito rientra tra le formule di investimento a minor rischio, offrendo rendimenti che variano in base alla durata del vincolo (tassi effettivi dall’1,2% al 2,8% circa), con tassi lordi che, nelle offerte di ottobre 2022, sfiorano anche il 4% lordo con vincolo di 60 mesi.
Il conto può essere libero o vincolato, nel qual caso il rendimento è maggiore a fronte di un periodo (da tre mesi ai cinque anni) in cui si mantiene il capitale, che può comunque essere svincolato (con un costo aggiuntivo). Il conto consente infine agli investitori di maturare interessi così da ottenere profitti periodici sulle cifre depositate.
Pro e contro del conto deposito
Molto spesso i conti deposito non prevedono costi di apertura, con le classiche voci di costa rappresentate da imposta di bollo (0,2% del capitale investito) e tassazione sulle rendite finanziarie (il 26% sui rendimenti).
Tra l’altro, i clienti che depositano importi fino a 100mila euro, non rientrano neppure nella categoria di soggetti coinvolti nel bail-in, introdotto in Italia nel 2015. Pertanto il capitale investito, tutelato dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, non è soggetto ad alcun prelievo forzoso in caso di fallimento dell’istituto bancario ed è quindi da considerarsi sicuro.
Di contro, è spesso prevista una soglia minima per l’investimento iniziale. Come altro limite c’è ovviamente quello del periodo vincolato, che tuttavia non è bloccante (nel senso che chi ha necessità può sbloccare i risparmi messi sul conto deposito). I costi variano da banca a banca. L’altro deterrente è il rischio di veder ridurre nel tempo l’effettiva remunerazione del capitale investito, perché non è prevista protezione dall’inflazione.