Cambia nel 2023 l’Assegno Unico per figli a carico fino a 21 anni in particolari condizioni: sarà sempre legato al numeri di figli, alla composizione del nucleo familiare, al reddito e all’ISEE, ma prevede nuove maggiorazioni per nuovi nati, figli con disabilità di qualunque età e famiglie numerose con particolari condizioni reddituali.
In attesa di conferme ufficiali, ci sono anche altre due importanti novità rispetto a quelle previste dalla Manovra economica del governo meloni: la rivalutazione all’inflazione e la procedura di rinnovo. Vediamo tutto.
Assegno Unico: a chi spetta il rinnovo automatico
La platea dei beneficiari riguarda oltre 6 milioni di nuclei familiari e 9 milioni di figli. In base alle anticipazioni INPS, per la gran parte di queste famiglie la procedura sarà con rinnovo automatico, almeno per chi presenta l’ISEE e non registrerà cambiamenti di fascia, non dovendo quindi comunicare variazioni che incidono sulla quota spettante e che richiedono una nuova istruttoria con successivo ricalcolo.
Su questo punto mancano ancora le istruzioni ufficiali INPS, che tuttavia ha annunciato tale novità nei mesi scorsi: in pratica, da quanto pare di capire, accrediterà l’Assegno unico 2023 su base mensile utilizzando l’IBAN già noto o lo erogherà con altro sistema di pagamento prescelto al momento della prima richiesta, a tutti gli attuali beneficiari di chi conosce la situazione reddituale in base ad ISEE in corso di validità.
Calcolo ISEE 2023
Interpretando le anticipazioni INPS, in attesa di conferme ufficiali, dovrebbe funzionare nel seguente modo: se con il nuovo ISEE 2023 non si cambia scaglione e si conferma il diritto al medesimo importo, il rinnovo andrà in automatico. In pratica:
- seve la domanda di rinnovo se l’ISEE varia di almeno 100 euro e quindi cambiano scaglione e importo mensile di Assegno Unico spettante;
- non serve domanda se la variazione è inferiore a 100 euro e quindi non cambia né lo scaglione né l’importo mensile dell’Assegno spettante.
Gli importi potranno quindi variare soltanto in base ad un nuovo ISEE o se cambia lo status familiare.
Chi deve chiedere il nuovo Assegno
Chi non ha un ISEE in corso di validità dovrà presentare una nuova domanda, auto-certificando il reddito e la situazione familiare. L’Assegno attuale scade il 28 febbraio 2023 e si potrà già richiedere il rinnovo dal 1° gennaio.
Assegno Unico: a chi conviene nel 2023
Con le novità della Manovra, a decorrere dal 2023 è prevista una maggiorazione (+50%), per i nuovi nati (per ciascun figlio di età inferiore a un anno, nel suo primo anno di vita) mentre per le famiglie numerose (almeno tre figli) la stessa maggiorazione si replica per tre annualità in riferimento ai figli da uno a tre anni, ma solo con ISEE fino a 40mila euro.
Diventa anche strutturale la maggiorazione per figli maggiorenni disabili a carico, per i quali sono stati previsti nel corso del 2022 nuovi importi più sostanziosi e che ora diventano permanenti.
Per il resto rimangono le consuete regole e importi, a cui però bisogna aggiungere la rivalutazione all’inflazione. Per conoscere il tasso effettivo applicato, bisogna attendere apposita Circolare INPS.
Penalizzazioni per redditi alti
Nel passaggio dal vecchio regime delle detrazioni, a parità di altre condizioni, per i nuclei bi-reddito l’Assegno unico è generalmente più favorevole per effetto della maggiorazione specifica, che però si applica soltanto fino ad una certa soglia: il vantaggio è dunque inferiore per livelli di reddito alti, in corrispondenza dei quali la maggiorazione si annulla.
La presenza di un patrimonio rilevante per l’ISEE (ossia superiore alle franchigie), pur a parità di reddito, penalizza il nucleo familiare più ricco ai fini dell’indicatore, determinando importi di AU più contenuti e quindi senza particolari vantaggi o svantaggi rispetto ad oggi. In pratica, maggiore è il patrimonio e più numerosi sono i casi in cui si manifesta una perdita.
Il beneficio 2023 è dunque particolarmente generoso per famiglie numerose (con più di tre figli). In senso opposto, si rileva la penalizzazione in termini relativi per i nuclei in cui entrambi i genitori lavorano ed hanno un patrimonio immobiliare al di sopra delle franchigie ISEE, anche a parità di reddito.