Le imprese attive nel comparto Cultura si caratterizzano per dinamismo e vivacità, nonché per un aumento della richiesta di figure specializzate chiamate a lavorare in un settore in continuo sviluppo.
Tuttavia, si registra la mancanza di specifici finanziamenti, in un momento in cui sarebbe fondamentale trovare strumenti su misura, che si adeguino al cambiamento in atto nelle modalità di fruizione di beni e servizi culturali e creativi.
Imprese culturali e creative
La Legge di Stabilità 2018 ha introdotto una specifica qualifica giuridica per le imprese culturali e creative, ossia enti, società, associazioni, fondazioni, ecc. che operano nel settore, riconoscendo loro un un credito d’imposta del 30% su alcune voci di spesa (attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi).
Secondo una recente indagine sulle imprese culturali e creative – condotta dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Mediocredito Italiano e grazie al supporto di alcune delle principali associazioni di categoria del settore e della Fondazione Fitzcarraldo – queste realtà occupano complessivamente 830mila risorse, in pratica il 3,6% degli occupati nazionali.
=> Beni Culturali: i requisiti per gli elenchi professionali
Condotta nel periodo febbraio-maggio 2019, la ricerca mette in evidenza come su un campione di 119 aziende intervistate, l’82,4% dichiari di aver promosso nuovi investimenti negli ultimi 3 anni. Oltre il 60% dichiara che investirà, in particolare, in comunicazione e marketing.
Stando ai dati, oltre la metà si aspetta un aumento delle attività nel biennio 2019-2020. La presenza di capitale umano qualificato e l’innovazione sono considerati fattori trainanti per la crescita futura: per quanto riguarda l’impiego di risorse umane, le imprese culturali e creative chiedono figure con competenze specifiche.
Le imprese culturali e creative – dichiara Gregorio De Felice, Chief Economist Intesa Sanpaolo – rappresentano un volano fondamentale, sia per l’impatto diretto sull’occupazione, mediamente più giovane e qualificata, sia per il contributo alla capacità innovativa e creativa e alla coesione sociale.
Per Stefano Firpo, Direttore Generale di Mediocredito Italiano, però:
Nel loro sviluppo pesa l’incertezza dei contributi pubblici per le imprese culturali e in modo più trasversale il peso della burocrazia e il difficile accesso alle risorse. […]Per sostenere lo sviluppo di questo settore particolare occorrono soluzioni finanziarie dedicate, capacità di valutazione dei molti asset immateriali e interlocutori bancari specializzati”.