La finanza alternativa per le PMI fa qualche passo avanti ma resta un granello di sabbia rispetto alla mole dei finanziamenti che arrivano attraverso il tradizionale canale bancario. Solo l’1% delle piccole e medie imprese utilizza strumenti alternativi al prestito, come i minibond, l’equity crowdfunding, o anche i venture capital.
I dati sono contenuti nel rapporto “La finanza alternativa per le Pmi in Italia” della School of management del Politecnico di Milano, in base al quale sono in tutto 1800 le imprese che nel 2018 hanno fatto ricorso a strumenti di finanzia alternativa. Il settore ha un giro d’affari che nel primo semestre di quest’anno ha raggiunto 1,2 miliardi di euro (i prestiti bancari sono nell’ordine delle centinaia di miliardi).
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Lo strumento di finanza alternativa più diffuso sono i minibond, che valgono il 51% del mercato, seguito dal private equity, quello in maggior crescita nel 2018 l’invoice trading, lo smobilizzo di fatture commerciali attraverso piattaforme web (16%), che è anche l’unico settore in cui l’Italia è ai vertici delle classifiche europee (complice probabilmente il ritardo nei pagamenti delle fatture che continua a caratterizzare il mercato italiano).Vediamo i numeri relativi a tutti i principali segmenti del mercato della finanza alternative per le PMI:
- minibond: le PMI emittenti al 30 giugno 2018 erano 221, di cui 36 che si sono affacciate sul mercato per la prima volta nel 2018. Controvalore pari a 3,545 miliardi, suddiviso in 335 emissioni. La raccolta è stata pari a 1,527 miliardi nel 2017, e 313 milioni nel primo semestre 2018.
- Invoice trading: le piattaforme di invoice trading hanno mobilitato 580,8 milioni di euro in 18 mesi, di cui 448 nel primo semestre di quest’anno. Si tratta di un canale di finanziamento utilizzato da circa 900 pmi italiane.
- Private equity e venture capital: negli ultimi 18 mesi il flusso totale delle operzinoi è stato pari 797 milioni di euro. Si tratta in termini quantitiativi del secondo canale di finanziamento alternativo, dopo i mini bond, ma pur essendo un mercato ormai maturo resta in Italia sottodimensionato rispetto ad altri paesi europei, come Regno Unito, Germania, Francia.
- Equity crowdfunding: 214 aziende italiane hanno provato a raccogliere capitale di rischio sulle piattaforme Internet autorizzate fino al 30 giugno 2018, assicurandosi attraverso 134 campagne chiuse con successo un funding pari a 33,3 milioni (di cui 11,6 milioni nel 2017 e 14,2 nella prima metà del 2018).
- Direct lending: è per il momento un segmento marginale, sono poche le PMI che hanno utilizzato queste tipologie di prestito, per un totale intorno ai 20 milioni di euro.
- ICO, Initial Coin Offerings: si tratta di una particolare tipologia di raccolta di capitali che offre in cambio token digitali. La raccolta italiana al 30 giugno scorso era pari a 150 milioni, di cui 80 provenienti dalle PMI italiane.