Come abbiamo avuto modo di analizzare più volte negli ultimi mesi, gli effetti più pesanti che la crisi sta producendo all’interno del comparto produttivo riguardano le piccole e medie imprese.
La conferma arriva ora dall’Ocse, che in un rapporto dedicato al finanziamento delle PMI rivela come le stesse abbiano dovuto far fronte a “condizioni di credito più difficili delle grandi aziende nella forma di tassi di interesse più elevati, scadenze accorciate e di una maggiore richiesta di garanzie”.
In altri termini, il credit crunchnei Paesi industrializzati ha prodotto i suoi effetti più gravosi sulle spalle delle società con minore capitalizzazione e di quelle di minori business dimensionali, che rispetto alle grandi imprese e alle corporate con un respiro (magari) internazionale, hanno fatto fronte a ristrettezze creditizie da parte delle banche certamente più evidenti, o – nel migliore dei casi – nella concessione di denaro non certo a buon mercato.
Secondo quanto affermato dagli economisti dell’Ocse, infatti, nel 2007 – 2010 i tassi di interesse per le piccole medie imprese sono diminuiti, ma lo spread rispetto a quanto applicato nei confronti delle grandi imprese sarebbe aumentato in maniera piuttosto significativa, generando così un gap evidente tra le piccole e le grandi attività produttive. Un dato, quello rilevato statisticamente dall’Ocse, che può ben tradursi nella disponibilità di migliori condizioni di credito da parte delle aziende di maggior dimensioni, a fronte di condizioni peggiori per le più piccole, a causa delle ugualmente peggiori prospettive di business (generalizzate).
Ancora, il report dell’Ocse cita un’ulteriore analisi compiuta dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea, che segnalerebbero come nel 2009 per il 43% delle PMI interpellate, l’accesso al credito fosse peggiore, e che nell’anno successivo, la percentuale – pur discretamente migliorata – rimaneva comunque pari a un quarto del campione. Nello stesso 2010, infine, più di un’impresa su due segnalava un aumento dei tassi di interesse sui propri finanziamenti (contro una proporzione di una su tre nel 2009).
Per quanto riguarda il Belpaese, l’Italia costituirebbe una gradevole eccezione per il trend dei prestiti alle piccole e medie imprese, aumentati nel 2010 di 6,6 punti percentuali, dopo il + 1,2% del 2009 e il + 2,1% del 2008.