La stretta del credito alle piccole e medie imprese non si allenta, anzi. Stando a quanto ricordato da Bankitalia con le recenti dichiarazioni del governatore Ignazio Visco, infatti, la spirale negativa della restrizione del credito nei confronti delle attività imprenditoriali italiani si starebbe facendo sempre più profonda, lasciando pertanto margini di evidenza sulla necessità di interrompere il processo in atto.
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Secondo il governatore, infatti, la congiuntura sfavorevole starebbe comprimendo la domanda di credito. A loro volta, la riduzione del credito riflette la flessione degli investimenti delle imprese, la caduta degli acquisti di beni durevoli e la debolezza del mercato immobiliare.
“Alla diminuzione degli impieghi” – ha affermato in proposito Visco nelle sue considerazioni finali – “contribuisce in misura significativa l’irrigidimento dell’offerta, legato al deterioramento del merito di credito della clientela e ai suoi riflessi sulla qualità degli attivi bancari. Le condizioni di offerta del credito incidono a loro volta negativamente usll’attività economica, in una spirale negativa che bisogna spezzare“.
I problemi del comparto creditizio alle PMI sono tuttavia molteplici. Il primo, ricordava Bankitalia, è relativo alla timidezza delle banche: una cautela che fino a poco tempo fa poteva essere imputata alla difficoltà degli istituti di credito a trovare della liquidità nel mercato interbancario, e che si è attuentuata solamente nell’ultima parte del 2012, per poi tornare in terreno fortemente negativo nella prima fase del nuovo esercizio.
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Il secondo problema è relativo al costo del denaro a disposizione delle imprese: i prestiti vengono concessi a tassi sempre maggiore, con oneri non competitivi se confrontati con quelli che devono essere sopportati dalle imprese delle altre macro aree dell’Eurozona.
Per quanto concerne i singoli settori di riferimento, ad essere penalizzate sembrano essere soprattutto le imprese del comparto manifatturiero, che a marzo 2013 hanno chiuso il bilancio con un – 7,3% di erogato su base annua. Male anche il settore dei servizi (- 4,6%) e delle costruzioni (- 3%).