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Quota 100 a 62 anni con taglio pensione

di Barbara Weisz

Pubblicato 26 Settembre 2018
Aggiornato 28 Settembre 2018 10:11

Ultima ipotesi allo studio del Governo: quota 100 anche a 62 anni ma con taglio assegno pensione in proporzione agli anni di anticipo: verso la Riforma Pensioni in Legge di Bilancio 2019.

L’ultima ipotesi di lavoro sulla quota 100 è quella di lasciare di base il paletto dei 64 anni di età con 36 anni di contributi, ma di consentire anche di ritirarsi prima con una penalizzazione sull’assegno di pensione: 1,5% per ogni anno di anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia, con una decurtazione massima del 7,5% per chi si ritira a 62 anni. Questa soluzione avrebbe il duplice pregio di salvaguardare i conti, lasciando il paletto dei 64 anni, introducendo però una ulteriore forma di pensione anticipata.

Si tratta ancora di ipotesi: per la stesura definitiva del testo della Legge di Bilancio mancano un paio di settimane. L’unica certezza è che nella manovra ci sarà la quota 100, che consentirà di andare in pensione con la somma di età anagrafica e contributi. Il punto centrale è ora definire la platea dei destinatari ed il conseguente costo della misura.

Di fatto, anche il meccanismo di calcolo pensione per chi sceglie la quota 100 non è ancora chiaro. Potrebbe essere analogo a quello della pensione anticipata, dando quindi luogo a un trattamento pieno, ma non si esclude un calcolo in parte contributivo.

Fra le ipotesi, quella di applicare il contributivo a tutte le annualità successive al 1995, che penalizzerebbe in particolare coloro che avevano già 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 2015, perché con l’attuale sistema hanno diritto al calcolo retributivo fino a fine 2011, mentre nel caso sopra prospettato di quota 100 passerebbero a un sistema misto (retributivo fino al 31 dicembre 1995, contributivo successivamente).

Dunque, il dibattito è aperto e si concentra sui paletti da inserire per rendere la misura economicamente sostenibile.

Ma sullo sfondo ci sono anche valutazioni di altro genere. Ad esempio, la UIL boccia la penalizzazione degli assegni e insiste sull’esigenza di «continuare a cambiare la Legge Fornero, reintroducendo una reale flessibilità di accesso alla pensione tra i 62 e a 63 anni, senza alcuna penalizzazione». Il sindacato insiste nel chiedere un incontro al Governo, che potrebbe essere utile a «trovare buone soluzioni».