I nuovi sviluppi della tecnologia sono stati presentati durante il Net Events 2007 (in Francia), a fine febbraio. In sintesi: gli operatori stanno migrando a Ethernet le proprie reti e di conseguenza le offerte al pubblico, per abbattere i costi e migliorare le prestazioni delle reti (fino a 10 Gbps). Ethernet (usata come layer 2 nella classica scala Osi) ha il vantaggio di essere tutto su Ip (che è il layer sovrastante) e quindi sta prendendo il posto di protocolli ormai considerati obsolescenti, come il Frame Relay o l’Atm.
Non solo: cresce anche il mercato delle offerte che utilizzano Ethernet come accesso (a livello di grandi reti aziendali). Le entrate saliranno dai 5,9 miliardi di dollari del 2005 ai 22,5 miliardi del 2009, secondo Infonetics Research.
È un mercato che diventa anche più maturo e sta infatti per segnare un primato: «a maggio certificheremo le prestazioni dei servizi Ethernet degli operatori associati al nostro Forum», spiega Nan Chen, presidente del Mef (Metro Ethernet Forum), che adesso raccoglie 114 aziende impegnate nel settore; da dicembre, anche Telecom Italia.
Il primato è che mai nella storia di Internet c’è stata una certificazione super partes di una connessione. Certificare obbliga gli operatori a seguire certi standard di qualità: poter contare su garanzie estese di qualità è una cosa su cui gli utenti e soprattutto le aziende avrebbero bisogno di contare. Certo toccherà primo o poi anche le connessioni xDsl, come promesso del resto dall’Autorità Garante delle Comunicazioni italiana, che, al riguardo, è al lavoro ormai da un anno.
Al lavoro sui servizi Ethernet è anche Orange, che ha appena annunciato un’offerta che lancerà a livello internazionale. È già disponibile in Francia (venduta in 300 siti, tra cui 140 grandi magazzini). Lo sarà a Roma e Milano tra un mese, dove Orange può contare sulla rete in fibra di quella che un tempo si chiamava Equant.
L’offerta sarà in 15 Paesi entro la primavera e in 20 entro la fine dell’anno. In sostanza, Orange ha migrato la propria offerta tradizionale (rivolta ad aziende di varie dimensioni, anche grandi magazzini) dal Frame Relay all’Ethernet. A livello fisico, continua a usare la fibra ottica. Ethernet su fibra ottica resta però un mercato per pochi, perché è una rete che copre solo il 9 per cento delle aziende dell’Europa Occidentale.
Lo stesso accade negli Usa, dove dal 2007 al 2010 il numero di porte Ethernet su rame passerà da 100 mila a 350 mila, secondo Vertical Systems Research. Quelle su fibra passeranno da 40 a 60 mila.
Significa che la promessa della fibra ovunque, sulla bocca di molti operatori qualche anno fa, dovrà attendere ancora molti anni per realizzarsi (se mai lo farà). Il grosso del business, in futuro, sarà quindi soprattutto con l’Ethernet su rame: ora Adsl 2 Plus e tra qualche mese (anche in Italia) Vdsl 2 (con doppini cortissimi e fibra fino all’armadio in strada). Telecom Italia e Deutsche Telekom, com’è noto, hanno scelto questa strada. Così anche, negli Usa, Verizon e AT&T, che hanno fibra in meno del 10 per cento dei siti. A puntare sulla fibra portata fino alle case e agli uffici è una minoranza di operatori, concentrata soprattutto in Francia e Svezia, come segnala un rapporto di Informa Telecoms, a febbraio.
Con il rame non si toccano le velocità della fibra, certo ma con il Vdsl 2 si arriva a 50 Mbps. E, con altre tecnologie su rame, ci sono promesse di future evoluzioni fino a 100 Mbps. Per ora dovrebbero bastare e avanzare per la maggior parte delle aziende. Ad oggi, un po’ più del 56 per cento della popolazione italiana è coperta da Adsl 2 Plus (di Telecom Italia, Wind, Tiscali, Fastweb). La quota salirà al 98 per cento nel 2008 (secondo i piani di Telecom). L’Adsl 2 Plus, a differenza dell’Adsl normale, è su Etherent e non su Atm, nella quasi totalità dei casi.
Sono già su Ethernet le reti WiFi e Hiperlan che gli operatori hanno portato nelle zone affette da digital divide.
Stesso percorso, anche se con un passo in ritardo, stanno compiendo gli operatori mobili. L’Umts è Atm, ma l’Hsdpa è già tutto IP e raggiunge il 70 per cento della popolazione (nel caso di Vodafone, che dichiara la copertura più ampia al momento). Non solo l’accesso passa su Ethernet, ma anche la rete di trasporto (backhauling), che in Europa è fatta, nel 70 per cento dei casi, su micro-onde (in misura minore, fibra e doppini di rame).
L’Umts, l’Hsdpa e successori sono infatti solo l’ultimo anello della catena della banda larga mobile: quello dell’accesso, che avviene tramite le antenne poste sui tralicci. Tra i tralicci corre una banda più ampia, necessaria al trasporto dei dati e ha bisogno di passare a Ethernet anche prima della parte di accesso. Le micro-onde cedono quindi al fascino dell’Ip e rendono le spalle degli operatori più robuste: più banda, a costi inferiori.
È una novità che lo stesso 3 Group ha sottolineato come motivo per il lancio delle flat rate dati X Series nel Regno Unito, che arriveranno da noi in primavera. Si creano insomma le basi perché l’utente possa avere servizi migliori, a prezzi flat più modesti: è una buona notizia per le molte aziende che, sempre più spesso, ricorrono ai mobile worker, i quali si connettono da remoto alla lan aziendale tramite rete mobile dati (Umts/Hsdpa; se non c’è di meglio, Gprs).
È una porta aperta, anche, all’arrivo di servizi più pesanti in termini di banda, per esempio la video conferenza in mobilità. Ethernet, in ogni caso, l’avrà vinta: e non è un caso che, su tutti i protocolli layer 2, alla fine abbia prevalso quello più aperto. È un circolo virtuoso: crescendo le installazioni Ethernet, migliorano le economie di scala dei produttori di apparati e quindi se ne abbassano i prezzi. È la principale ragione per cui passare a Ethernet abbatte i costi degli operatori. Ma è anche un protocollo più efficiente, perché ha un minore overhead (spreco di banda) su Tcp/IP.