Previdenza e pensioni: si torna a parlare della proposta volta a limitare i costi salati introdotti lo scorso luglio con la legge 122/2010 (Manovra d’estate) per la riunificazione dei contributi, operazione non è più gratuita ma a pagamento.
Come spiegato dal deputato Maria Luisa Gnecchi (Pd), si propone – come alternativa gratuita – di sommare gli anni di contributi presso le diverse gestioni e far erogare da ogni gestore una parte di pensione in relazione ai contributi versati. Per discuterne, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha convocato un tavolo.
La ricongiunzione verso l’INPS e verso tutti gli altri enti oggi ha costi elevatissimi per i contribuenti. Il motivo? Scoraggiare le dipendenti pubbliche dallo spostare i contributi maturati dall’INPDAP all’INPS per costringerle ad andare più tardi in pensione.
Attualmente, la spesa per la ricongiunziine dei contributi può arrivare a toccare anche quota 300mila euro. Il costo viene fissato sulla base di criteri specifici, un po’ come avviene per il riscatto di laurea (retribuzione, età…). In ogni caso è possibile scaricare dalle tasse il 43% dell’intera somma sostenuta per la ricongiunzione.
L’alternativa alla ricongiunzione è rappresentata dalla totalizzazione dei contributi, che prevede quote di pensione distinte tra loro. Talvolta può essere più conveniente scegliere una gestione di destinazione diversa dall’INPS ma è importante ora fare attenzione: il costo della ricongiunzione può essere più basso ma lo sarà anche la pensione che s riceverà mensilmente.
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