La riforma ISEE non ha alcun effetto sulle dichiarazioni presentate, il cui numero è in linea con lo scorso anno, mentre si registrano cambiamenti sul valore dell’indicatore: per circa il 45% di chi ha presentato la DSU, ovvero la dichiarazione per ottenere l’ISEE, la situazione economica equivalente è aumentata mentre per il 19,7% è rimasta sostanzialmente invariata. C’è quindi circa 1/3 di richiedenti che ha un ISEE meno favorevole, per lo più a causa del maggior peso della componente patrimoniale.
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Ricordiamo che la Riforma ISEE, in vigore da gennaio 2015, prevede un irrigidimento dei criteri per accedere a prestazioni di welfare. Il patrimonio, che nel “vecchio” ISEE pesava per circa il 13,6%, con la Riforma vale invece il 20,5%. Lo scostamento più evidente riguarda il dato sulla disponibilità finanziaria sul conto corrente: nel 2014 il 75% di chi chiedeva l’ISEE dichiarava disponibilità zero, percentuale che in questo primo trimestre 2015 è scesa drasticamente al 25%.
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La riforma ISEE prevede nuovi obblighi dichiarativi sui dati finanziari dei conti correnti (ad esempio, al saldo di inizio e fine anno bisogna aggiungere anche il calcolo della giacenza media) e intensifica i controlli, avvalendosi ad esempio dell’incrocio dei dati dell’Anagrafe Tributaria (a cui, non a caso, banche e intermediari devono comunicare per la prima volta, quest’anno entro il 30 giugno, i dati relativi alla giacenza media dei conti correnti).
Altra rilevante differenza rispetto agli anni scorsi riguarda le famiglie in cui ci sono persone con disabilità: c’è un balzo dei nuclei nei quali l’ISEE in pratica si azzera, che passano da uno su dieci a uno su quattro. In generale, l’ISEE per le persone con disabilità è più favorevole nel 65,4% dei casi, indifferenti nell’11,7%. Circa un richiedente su quattro, per quanto riguarda le prestazioni rivolte a persone con disabilità, registra un peggioramento dell’indicatore. Si registra infine un lieve incremento di coloro che sono favoriti dalla riforma fra i nuclei familiari con figli minorenni, rispetto a quelli senza figli minorenni.
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In linea generale, dunque, l’irrigidimento delle regole ISEE produce effetti sul valore dell’indicatore e di conseguenza anche sulla distribuzione dei servizi e delle prestazioni per cui è necessario chiedere l’ISEE all’INPS, proprio in relazione ai parametri che maggiormente sono stati modificati (valore del patrimonio, prestazioni per famiglie con figli e per disabili). Ricordiamo che per quanto riguarda l’ISEE dei disabili c’è una vicenda giudiziaria aperta, con il TAR che ha accolto il ricorso delle associazioni di categoria contro l’irrigidimento del calcolo, che somma indennità per i disabili e reddito, e il Governo che ha presentato ricorso).
In generale i dati rilevati con il primo monitoraggio sono ritenuti «molto incoraggianti» dal ministro del Lavoro Giulano Poletti, il quale sottolinea che l’obiettivo della Riforma ISEE, rendere il sistema più equo, a partire dalla veridicità delle dichiarazioni, «è quello che sembra si stia verificando» ed esprime particolare soddisfazione per «i risultati in termini di emersione di valori precedentemente sottodichiarati o non dichiarati del tutto, in particolare per quanto riguarda la disponibilità di risorse finanziarie, allocate in conti correnti o altri tipi di deposito».
ministero del Lavoro