Un dipendente su cinque (oltre 600 milioni di persone) nel mondo sta lavorando più di 48 ore a settimana per poter riuscire ad arrivare a fine mese.
È quanto emerge dallo studio reso noto ieri “Working time around the world: trends in working hours, laws and policies in a global comparative perspective”, condotto dall’International Labour Office, l’ufficio internazionale del lavoro, per analizzare il tempo che i dipendenti di 50 Paesi diversi hanno dedicato al proprio lavoro nel periodo 2000-2005.
Secondo il team che ha condotto l’indagine, un numero di ore inferiore da dedicare all’attività lavorativa potrebbe avere conseguenze positive sul dipendente in termini di salute e di tempo da passare con la propria famiglia, ridurre gli incidenti sul posto di lavoro, contribuire ad una maggiore produttività ed eliminare la disparità tra i sessi.
In realtà, il 22% della forza lavoro a livello mondiale (quindi circa 615 milioni di persone) spende, per lavorare, un numero di ore eccessivo.
Per quanto riguarda i Paesi con la maggiore incidenza in riferimento alla lunghezza delle ore di lavoro (considerando come termine di paragone il superamento delle 48 ore a settimana), il Perù si trova al primo posto con il 50,9% dei lavoratori, seguito dalla Corea con il 49,5%, la Tailandia con il 46,7% e il Pakistan con il 44,4%.
Considerando, invece, i Paesi dove le ore dedicate al lavoro sono inferiori, il Regno Unito raggiunge una percentuale del 25,7%, seguito da Israele con il 25,5%, Australia al 20,4% e Svizzera con il 19,2%.
Secondo lo studio, inoltre, gli uomini hanno la tendenza a lavorare di più rispetto alle donne. Se si considerano le coppie sposate con figli, gli uomini hanno la tendenza ad allungare il proprio orario di lavoro, mentre le donne tendono ad una diminuzione.
Ulteriori risultati sono disponibili sul sito Internet dell’International Labour Organization.