Pensioni: nuovo capitolo del caso aperto dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco dell’indicizzazione previsto dal Salva Italia: a Napoli, un giudice del lavoro ha infatti accolto il ricorso di un pensionato, imponendo all’INPS la restituzione integrale della somma “congelata”. Nel frattempo, il Codacons prosegue sulla via della class action. In pratica, si apre la fase dei ricorsi.
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Rivalutazione pensioni: legge attuale
Il punto è il seguente: con la sentenza sulle pensioni, la Corte Costituzionale ha definito illegittimo il blocco dell’indicizzazione dei trattamenti superiori a tre volte il minimo stabilito con il Dl 201/2011; successivamente, in recepimento della sentenza, il Governo ha stabilito con il Dl 65/2015 il rimborso una tantum (in agosto) di una parte della somma dovuta, con un meccanismo progressivo che si esaurisce per i trattamenti superiori a sei volte il minimo, prevedendo un nuovo sistema di rivalutazione delle pensioni a partire dal 2016.
Blocco pensioni: ricorso accolto
Prima della pubblicazione in Gazzetta del decreto del Governo, tuttavia, un pensionato ha presentato e vinto il ricorso contro il blocco. Il tribunale partenopeo ha emesso un decreto ingiuntivo imponendo all’INPS la restituzione integrale degli arretrati al pensionato, in tutto 3.047,74 euro. Anche se il ricorso era stato presentato dal pensionato prima che il Governo recepisse la sentenza della Corte con il decreto pensioni, l’avvocato difensore del pensionato, Vincenzo Ferrò, sottolinea che il decreto ingiuntivo è stato emesso dopo la pubblicazione del decreto del Governo in Gazzetta Ufficiale. Secondo il Codacons questo apre la strada a
«migliaia di pronunce analoghe in tutta Italia in favore dei pensionati».
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Class action pensioni
L’associazione dei consumatori sta promuovendo dunque una class action e annuncia che hanno già aderito circa 5mila pensionati, chiedendo la restituzione delle somme congelate con il blocco delle pensioni ritenuto incostituzionale dalla Consulta. Come annuncia Carlo Rienzi, presidente del Condacons:
«se non saranno restituiti integralmente i soldi sottratti agli utenti che hanno partecipato alla nostra azione collettiva scatteranno migliaia di analoghi ricorsi che potranno contare sull’importante precedente del Tribunale di Napoli».
Per il ministero del Lavoro gli eventuali ricorsi devono tenere conto del decreto del Governo, ma secondo il Codacons questa interpretazione è erronea perché il decreto
«vale per il futuro, ma non cancella i diritti acquisiti dai pensionati nel passato».
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Recepimento sentenza a metà
Il bonus d’agosto previsto dal decreto pensioni del Governo, per aggravare la situazione, implica una restituzione solo parziale delle somme bloccate dalla legge di fine 2011. L’Esecutivo, con il decreto 18 maggio ha dichiarato di dare «attuazione ai principi enunciati nella sentenza 70/2015» della Corte Costituzionale assicurando gli equilibri di bilancio, ma la sentenza definisce illegittimo il blocco perché colpisce trattamenti non abbastanza elevati per poter parlare di logica redistributiva, violando i principi di proporzionalità adeguatezza e ragionevolezza imposti dalla Costituzione in materia di diritto alla pensione. Si tratta quindi di stabilire se in effetti il decreto del Governo rispetta i principi di adeguatezza che secondo la sentenza pensioni erano invece stati violati dal Salva Italia.
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Dal punto di vista giurisprudenziale la questione appare complessa. Ha ragione il Governo nel dire che i ricorsi devono tener conto del decreto pensioni oppure è corretta la strada intrapresa dal Condacons, che sta portando avanti la class action? E soprattutto, chi lo deciderà? I magistrati saranno chiamati a decidere sui vari ricorsi, ma esiste la possibilità di un nuovo ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto del Governo. L’unica certezza: il caso, dal punto di vista giudiziario, non è evidentemente chiuso.