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Mercato unico digitale intra-UE: le nuove regole

di Carlo Lavalle

Pubblicato 27 Maggio 2015
Aggiornato 9 Marzo 2018 18:55

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Piano UE per il mercato unico digitale: nuove tecnologie per abbattere barriere commerciali e creare occupazione e crescita.

La Commissione Europea accelera sul mercato unico digitale definendo una strategia organica ed un piano in 16 azioni chiave da attuarsi entro il 2016, sotto la regia di un’equipe cui è affidato il compito di portare avanti il programma. Il piano ribadisce la rilevanza di Internet e della digitalizzazione come connotato dell’epoca contemporanea: l’ICT non è più solo un settore ma il fondamento dell’innovazione dei moderni sistemi economici, alimentando un processo di trasformazione che crea opportunità, crescita e occupazione.  Le tecnologie digitali hanno già rappresentato il 30% della crescita del PIL nella UE nel periodo 2001-2011. In prospettiva, il mercato unico digitale potrebbe aggiungere ogni anno 415 mld di euro di valore all’economia e migliaia di posti di lavoro.

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Obiettivi

Mercato unico digitale significa eliminazione delle barriere commerciali nazionali per le transazioni online. Una declinazione di “mercato comune” tra i paesi membri dell’Unione per lo sviluppo di un mercato interno, “uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali”.

Allo stato attuale ci sono però molti ostacoli: Internet viene utilizzato da 315 milioni di Europei ma solo il 15% effettua acquisti online intra-UE, mentre la percentuale di chi compra in Rete nel proprio paese è del 44%. Se i consumatori avessero la possibilità di scelta fra l’intera gamma di beni e servizi proposta online in tutta l’Unione, potrebbero risparmiare 11,7 miliardi di euro l’anno. 

Anche le aziende potrebbero trarre beneficio dal mercato unico digitale. Se fossero applicate le stesse norme per l’e-commerce in tutti gli Stati membri, il 57% avvierebbe o incrementerebbe le vendite online negli altri paesi dell’Unione europea (oggi solo il 7% delle PMI vende all’estero).

Strategia

Per favorire il mercato unico digitale la strategia europea ha definito tre pilastri:

  • Migliorare l’accesso ai beni e servizi digitali in tutta Europa per consumatori e imprese;
  • Creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché le reti digitali e i servizi innovativi possano svilupparsi;
  • Massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale.

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Nei tre pilastri sono raggruppate 16 azioni per trasformare lo scenario attuale. Nel primo sono previsti i seguenti punti:

1) introdurre norme per facilitare il commercio elettronico transfrontaliero. Oggi, vendere oltre frontiera nell’UE vuol dire per le piccole imprese attive online affrontare costi maggiori di circa 9.000 euro per adattarsi alle diverse normative nazionali;
2) assicurare un’attuazione più rapida e omogenea delle norme di protezione dei consumatori;
3) garantire servizi di consegna dei pacchi più efficienti e a prezzi accessibili. I costi troppo alti rappresentano un problema per il 62% delle imprese disposte a vendere online;
4) sopprimere il blocco geografico ingiustificato. Nel 52% di tutti i tentativi di ordinazione transfrontaliera il venditore non serve il paese del consumatore. Il geo-blocco viene considerato una pratica commerciale discriminatoria, in base a cui i venditori online impediscono ai consumatori di accedere a un sito web sulla base della loro ubicazione o li reindirizzano verso un sito di vendite locale che pratica prezzi diversi.
5) individuare potenziali problemi di concorrenza che possano avere una ricaduta sui mercati europei del commercio elettronico. In questo senso, la Commissione ha avviato un’indagine antitrust nel settore sui potenziali ostacoli eretti dalle imprese nei confronti degli scambi transfrontalieri online di beni e servizi, nei comparti in cui l’e-commerce è più diffuso (elettronica, abbigliamento, calzature, contenuti digitali).
6) aggiornare la legislazione sul diritto d’autore, al fine di renderla più moderna ed europea;
7) rivedere la direttiva sulla trasmissione via satellite e via cavo per verificare se il suo ambito di applicazione debba essere esteso alle trasmissioni radiotelevisive online e per esaminare come aumentare l’accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa;
8) ridurre gli oneri amministrativi che derivano alle imprese dai diversi regimi IVA (es.: soglia di IVA comune per sostenere le piccole start-up che vendono online). Attualmente, vendere oltre frontiera nell’UE composta costi IVA per almeno a 5.000 euro l’anno per ogni Stato membro in cui si intende operare.

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Nel secondo:

9) modificare la regolamentazione europea in materia di telecomunicazioni garantendo, inter alia, condizioni di concorrenza eque per tutti gli operatori del mercato. Generalizzare l’accesso alla banda larga (solo il 22,5% degli abbonamenti, infatti, è a connessione veloce oltre 30 Mbps). L’Europa ha registrato forti ritardi nell’introduzione dell’ultima tecnologia 4G a causa dell’indisponibilità di spettro idoneo. Le riforme dello spettro permetterebbero di abbassare il prezzo dei servizi mobili e aumentare la produttività.
10) riesaminare il quadro dei media audiovisivi per adeguarlo ai tempi, mettendo in rilievo il ruolo dei diversi operatori del mercato nella promozione delle opere europee (emittenti televisive, fornitori di servizi audiovisivi a richiesta, ecc.);
11) fare un’analisi dettagliata del ruolo delle piattaforme online (motori di ricerca, social media, app store, ecc.) nel mercato per ovviare a situazioni come la mancanza di trasparenza e la presenza di contenuti illegali su Internet;
12) rafforzare la fiducia nei servizi digitali e la loro sicurezza, in particolare rafforzando le norme sul trattamento dei dati personali;
13) proporre un partenariato con l’industria sulla sicurezza informatica.

Nel terzo:

14) promuovere un’iniziativa europea per il libero flusso dei dati, per sostenerne la libera circolazione nell’Unione europea. La Commissione intende avviare inoltre un’iniziativa europea a favore del cloud computing relativa alla certificazione dei servizi di cloud computing, al cambiamento di fornitore e a un «cloud per la ricerca». I dati memorizzati nella nuvola informatica cresceranno, secondo stime, fino al 40%. Quanto ai megadati, il loro uso potrebbe determinare ingenti risparmi e incrementare la crescita economica fino a 206 miliardi di euro di PIL in più;
15) identificare nuove priorità per l’elaborazione di norme e l’interoperabilità in settori fondamentali per il mercato unico digitale, quali la sanità elettronica, la pianificazione dei trasporti o l’energia (contatori intelligenti);
16) promuovere una società digitale inclusiva in cui i cittadini dispongano di idonee competenze per sfruttare le opportunità offerte da Internet e aumentare le possibilità di trovare un lavoro. Al momento, circa la metà della popolazione dell’UE (47%) manca di competenze digitali adeguate nonostante nel prossimo futuro il 90% dei posti di lavoro le richiederà. Anche l’eGovernment sarà rafforzato su scala europea con un piano d’azione per collegare i registri delle imprese in tutta Europa. In questo modo, i dati saranno comunicati una sola volta alle amministrazioni pubbliche, che non dovranno più richiedere ripetutamente al cittadino la stessa informazione con conseguente riduzione di costi burocratici (5 miliardi di euro in meno). Sarà, d’altra parte, accelerata anche l’introduzione degli appalti elettronici e delle firme elettroniche interoperabili.