Le voci si fanno sempre più insistenti: Apple Pay arriverà in Italia a giugno grazie a un accordo iniziale con Intesa Sanpaolo (tuttavia smentito dallo stesso istituto) e poi con altre banche, rendendo possibili i Pagamenti Mobile nei negozi. Una tempistica non ancora confermata, come sottolinea Valeria Portale, esperta in materia presso gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano:
«Se non sarà a giugno, non dovremmo comunque aspettare molto di più: Apple intende spingere a livello internazionale il proprio servizio e certo l’Italia è nel mirino».
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App
Secondo gli Osservatori, nel 2017 gli italiani con un telefono abilitato Apple Pay saranno tra i 2,5 e i 3 milioni e la loro propensione ad accedere a servizi evoluti sarà maggiore rispetto alla media (gli utenti Apple acquistano il 30% di App in più rispetto agli utenti Android). Forse pochi utenti hanno notato che gli attuali servizi Mobile Payment Contactless attivi in Italia (proposti da Tim, Vodafone e Poste Italiane) non funzionano su iPhone in assenza della App dedicata.
Quella di Poste Italiane su iOS, per esempio, supporta altri servizi ma non il wallet. Telecom Italia, tra l’altro, fa sapere che Apple non autorizza la loro App su store.
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Apple, come afferma Portale:
« certo giocherà da sola, solo accordandosi con le banche, e lavorando su un target tutto proprio: quello degli utenti iPhone 6 e quelli con l’Apple Watch».
Ovviamente i servizi Apple Pay funzioneranno con tutti i POS contactless italiani (dato che la tecnologia è standard) e l’utente dovrà solo premurarsi di avere una carta attiva presso una banca con cui Apple si è accordata. Apple però si differenzia dalla maggioranza dei servizi analoghi anche perché custodisce su chip, sul dispositivo, le credenziali dell’utente. Al momento solo Samsung adotta lo stesso sistema, ma il suo arrivo in Italia, a breve, sembra più dubbio rispetto a quello di Apple Pay.
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Servizi Cloud
Altri attori in gioco sono quelli che utilizzano tecnologie Hce (Host card emulation), cioè con credenziali ospitata su Cloud.
Google e Unicredit sono ufficialmente al lavoro su questi servizi, per un lancio italiano che potrebbe essere già entro quest’anno. Una notizia degli ultimi giorni è l’interesse anche da parte di Microsoft, sempre su Hce: ha inserito una funzionalità nativa Tap to pay in Windows 10 e starebbe per lanciare, negli Usa, una piattaforma concorrente a quelle di Apple e Google (l’indiscrezione deriva da un rapporto di Faisal Khan, consulente bancario, secondo cui Microsoft ha chiesto una licenza per offrire servizi di pagamento sul territorio americano).
La tecnologia Hce e quella su chip hanno un aspetto in comune: utilizzano il sistema di sicurezza detto “tokenizzazione”. In sostanza, a viaggiare tra memoria protetta e POS non sono i normali dati della carta di credito ma un loro alias (un “token”). È poi il circuito della carta di credito a tradurre questo alias nei veri numeri, attraverso un sistema complesso di cifratura-decifratura.
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Servizi su SIM
Gli operatori Mobile subiranno questa invasione di servizi sovra nazionali. Il mercato è infatti ancora molto giovane e gli operatori, pur essendo partiti per primi già da tempo, non sono riusciti a metterlo al riparo della concorrenza. Solo di recente hanno stretto un numero sufficiente di accordi con le banche per rendere il servizio appetibile a un grande pubblico di correntisti. Si noti però che gli operatori stanno provando a rimediare rendendo le proprie App Wallet multi-carte. In grado di virtualizzare non solo quelle di credito ma anche biglietti, carte di fedeltà, abbonamenti eccetera.
L’App di Tim funziona con la carta prepagata Tim SmartPay, la Mediolanum Freedom Easy Card, la Mediolanum Card, la Carta Enjoy di UBI Banca, la prepagata Innovo e le carte di credito Mastercard di BNL. Permette inoltre di acquistare i biglietti dei trasporti di 25 città attraverso sms e il biglietto Expo. Include anche i coupon di Tim powered by Qui! Group, per una gamma di prodotti e servizi. Presto il Tim Wallet ospiterà tutte le carte di Intesa Sanpaolo sia Visa che Mastercard e permetterà ai clienti di smaterializzare le carte fedeltà.
Poste Italiane permette di associare l’App a 34 carte BancoPosta e alla prepagata virtuale ePostepay; più di recente anche la tessera ATM di Milano (da usare su tornelli della metro e nelle convalidatrici dei mezzi di superficie), quella dei trasporti di Torino (GTT) e varie carte fedeltà.
Vodafone Wallet funziona già da tempo la prepagata di questo operatore, SmartPass NFC, e da dicembre anche con carte Mediolanum. Consente di acquistare con il credito telefonico i biglietti per i mezzi pubblici in 25 città italiane (le stesse di Tim), ma anche di caricare le carte fedeltà di varie catene di negozi, supermercati, stazioni di servizio e trasporti (tra cui Alitalia e Trenitalia). L’utente mostra all’utente il cellulare all’addetto, con la relativa carta fedeltà (dotata anche di codice a barre digitale, leggibile con il normale lettore).
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Pagamenti P2P
Sono la novità, anche in Italia, degli ultimi mesi. Servizi come Satispay, 2Pay, Zac di Icbpi e Jiffy di SIA, soluzione comune che abbraccerà a breve una decina di banche (per ora solo Ubi Banca). Non sono pagamenti contactless, ma stanno diventando un’alternativa sul piano pratico. Il motivo è che i fornitori spingono molto, adesso, gli accordi con i negozi. Il pagamento P2P diventa quindi di prossimità, tra cliente ed esercente. Poco importa che non sia su tecnologia contactless ma avvenga via Internet: la transazione è comunque in tempo reale. E a costi di commissione molto bassi, senza bisogno che i negozianti installino POS o aggiornino il proprio alla tecnologia contactless.