Il cloud computing sta conquistando gradualmente le imprese di ogni dimensioni, in particolar modo quelle del middle market, che ne apprezzando i vantaggi in termini di costi e semplificazione della gestione hardware e software. Tra le soluzioni presenti sul mercato, quelle ibride, in costante aumento, consentono di conciliare la flessibilità e la scalabilità del cloud pubblico – dove i server sono gestiti da un fornitore esterno – con la protezione delle risorse critiche che quello privato – dove i server sono di proprietà del cliente – è capace di garantire.
E l’ultima proposta IBM arriva proprio nel campo del cloud ibrido, grazie alle funzionalità del software IBM Tivoli unite alla tecnologia di integrazione di applicazioni e dati, derivante dall’acquisizione di Cast Iron.
In sostanza il cloud computing ibrido consente di semplificare la gestione delle risorse “in-house” utilizzando applicazioni esterne in modalità “as-a-service”.
L’offerta di cloud ibrido IBM :
- risorse di controllo e gestione, come policy, quote, limiti, regole di monitoraggio e di performance per il cloud pubblico;
- sicurezza, come controllo dell’accesso degli utenti, tramite sincronizzazione automatica delle directory utente delle applicazioni cloud e on-premise;
- integrazione delle applicazioni, mediante un approccio semplificato;
- provisioning dinamico capace di supportare il “cloud bursting”, ovvero il trasferimento dinamico dei carichi di lavoro da ambienti privati a cloud pubblici nei periodi di picco.
Questo per consentire alle organizzazioni IT di qualsiasi dimensione, indipendentemente da dove risiedano, di massimizzare visibilità, controllo e automazione sulle proprie risorse e sugli ambienti di elaborazione.
Come spiega Gennaro Panagia di IBM Italia, il cloud ibrido consente di utilizzare in modo rapido e a costi competitivi soluzioni SaaS, e di poterle integrare in modo efficace con l’IT on premise.
Questo il motivo per il quale, secondo gli analisti del settore, il cloud ibrido già parte della strategia IT del 39% delle imprese e si prevede che questa percentuale cresca nel prossimo futuro fino al 61%.