Manovra finanziaria bis al vaglio del Senato: dopo il voto sugli emendamenti in commissione Bilancio, prosegue l’iter camerale. Renato Schifani ha annunciato un «ampio dibattito con seduta a orario prolungato fino a sabato 10 settembre, per complessive 29 ore di lavoro». Tra i nuovi emendamenti alla manovra finanziaria, ha approvato la “Spending review“.
Secondo quanto stabilito dall’ultima versione della Manovra Finanziaria bis, il Ministro dell’Economia dovrà presentare al Parlamento entro il 30 novembre 2011 un «programma per la riorganizzazione della spesa pubblica».
Obiettivo primario, accorpare gli enti previdenziali pubblici e creare una super-Inps.
Non solo. A seguire: integrazione operativa delle agenzie fiscali; razionalizzazione delle strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato con tendenziale unificazione a livello provinciale; coordinamento (e non accorpamento) delle forze dell’ordine; riorganizzazione della rete consolare e diplomatica; razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria civile, penale, amministrativa, militare e tributaria.
I risparmi a livello di amministrazioni centrali, in rapporto al PIL per gli anni 2012 e 2013, verranno garantiti dalla riduzione delle spese di funzionamento di ciascun ministero, «ridotte, rispettivamente, fino all’1% per ciascun anno rispetto alle spese risultanti dal bilancio consuntivo relativo all’anno 2010».
Ridotte dalla manovra finanziaria anche «le dotazioni finanziarie delle missioni di spesa di ciascun ministero, previste dalla legge di bilancio, relative agli interventi, sono ridotte fino all’1,5%».
Con riferimento agli stessi anni, per le dotazioni finanziarie è prevista una riduzione fino allo 0,5% per le missioni di spesa dei ministeri, previste dalla legge di bilancio e relative agli oneri comuni di parte corrente e di conto capitale.
Per il triennio 2014-2016 «la spesa primaria del bilancio dello Stato può aumentare in termini nominali, in ciascun anno, rispetto alla spesa corrispondente registrata nel rendiconto dell’anno precedente, di una percentuale non superiore al 50% dell’incremento del PIL previsto dal DEF». Mentre per nell’intervallo che va dal 2012 al 2016 «nel rispetto dell’invarianza dei saldi di finanza pubblica, possono essere rimodulate le dotazioni finanziarie di ciascuno stato di previsione».