La manovra finanziaria prevede lo smantellamento della rete consolare italiana all’estero, ovvero dell’Ice (Istituto nazionale per il commercio con l’estero), ma l’associazione presieduta dall’ex viceministro al commercio estero, Adolfo Urso, si oppone perché a rischio c’è «uno dei suoi fiori all’occhiello, la diffusione, la riconoscibilità e l’apprezzamento dei suoi prodotti all’estero».
La rivoluzione che sta interessando l’ICE, si legge sul magazine online dell’associazione (FareitaliaMag), «non può risolversi in un danno per l’export».
La proposta è di «creare l’Agenzia presso la presidenza del Consiglio per la Promozione degli Scambi e l’Internazionalizzazione dell’Impresa» che funzoni da «trampolino di lancio tra l’Ice e una vera e propria trasformazione di tutto il sistema della promozione del Sistema Paese all’estero grazie alla creazione di un’unica società totalmente autonoma, snella ed efficace visto che l’export è il vero punto di ripartenza […che si dovrebbe ottenere con la Manovra finanziaria bis …] per la crescita economica del nostro Paese».
L’eliminazione dell’Ice se non «adeguatamente compensata rischia di mandare a gambe all’aria un’esperienza che, nonostante i suoi limiti, ha contribuito a promuovere i nostri prodotti all’estero dal 1926».
La decisione del Governo di sopprimere l’Ice deriva dalla mancata riorganizzazione dell’Istituzione che sostiene le piccole e medie imprese italiane che decidono di operare all’estero, anche solo per promuovere la propria attività. Questa infatti si era resa necessaria con la riforma del Titolo V della Costituzione Italiana che ha «assegnato in via concorrenziale la promozione del commercio estero e degli scambi anche alle regioni»·
Le funzioni dell’Ice verranno espletate dal Ministero gli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, i quali non possiedono però una «autonomia funzionale e soprattutto finanziaria per poter facilmente assistere i soggetti a volte anche ditte individuali che cercano di esportare i loro prodotti e servizi».
Un’Agenzia dedicata risolverebbe questo problema e rappresenterebbe un «volano alla promozione di un Paese che al di là dei suoi confini gode di una grande reputazione per la qualità dei suoi prodotti». Non resta che attendere il responso del Senato e poi della Camera.