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Riforma pensioni: donne a 65 anni nel privato

di Noemi Ricci

1 Settembre 2011 15:00

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Riforma delle pensioni nella manovra finanziaria bis: età pensionabile delle donne nel privato a 65 anni con scatti dal 2012, ritocchi su pensioni di anzianità e incremento dell'aliquota contributiva per i precari.

La riforma delle pensioni è il nodo caldo del rientro dalle vacanze estive, dopo il dietro front del Governo sul riscatto degli anni di laurea e di servizio militare per le troppe proteste che ha sollevato la misura da inserire nella manovra finanziaria bis, si affaccia l’ipotesi di un anticipo dell’innalzamento dell’età pensionabile per le donne a 65 anni anche nel privato.

Il ministro Meloni ha dichiarato che «rimane l’esigenza di una riforma delle pensioni, magari fuori dalla manovra». Di fatto, nuovi cambiamenti in tema previdenziale sono già al vaglio del governo.

Da quanto appreso dal Ministro Brunetta e dal vicepresidente della Commissione Lavoro (Pdl) Cazzola, tra i punti nodali sui quali si sta lavorando ci sarebbe proprio l’età pensionabile delle donne.

Età pensionabile

Dopo l’innalzamento nel pubblico impiego, anche per le impiegate nel settore privato arriverà presto il vincolo dei 65 anni di età, senza attendere il 2032, come deciso solo poche settimane fa. Brunetta prevede giò a partire dal 2012 un aumento di sei mesi ogni anno, fino ad arrivare ai 65 anni nel 2021.

Pensioni di anzianità

Non è tutto: la stretta riguarderà anche le pensioni di anzianità, per le quali il Ministro prevede l’innalzamento di un anno di età ogni anno dal 2012 al 2015.

L’obiettivo è chiaro: risparmiare! E tanto più si procederà celermente tanto maggiori saranno i margini di risparmio. Ipotizzando di innalzare l’età pe le pensioni di vecchiaia di sei mesi ogni anno a partire dal 2012 si stimano risparmi pari a 2,2 miliardi di euro nel triennio 2013-2015, contro i 3,5 miliardi nel caso azzardato in cui il Governo decidesse di applicare la norma da subito.

Aliquota contributiva parasubordinati

Un’altra novità che andrà ad incidere sui più giovani è l’aliquota contributiva per i lavoratori parasubordinati che, su proposta soprattutto di Giuliano Cazzola, si vorrebbe portare al livello di quella dei dipendenti. Quindi si passerebbe dal 26% al 33%, già a partire dal 2012. Cazzola ha spiegato che «ogni punto di innalzamento della contribuzione porterebbe un maggiore incasso di 180 milioni di euro l’anno».