Un buon successo di pubblico e di business, con i buyer stranieri in aumento, novità dai mercati asiatici, soddisfazione di espositori e organizzatori, e qualche critica da recepire in vista dell’edizione 2016, che sarà la 50esima: è il bilancio di Vinitaly 2015, la tradizionale fiera internazionale del settore di vini e distillati, che si è svolta dal 22 al 25 marzo a Verona. Quello del vino, lo ricordiamo, è un settore del Made in Italy ad alta densità di PMI, con oltre 14 miliardi di euro di fatturato.
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Ettore Riello, presidente di Veronafiere, sottolinea:
«Il risultato centra l’obiettivo che ci eravamo prefissati. Grazie all’aumento del 34% degli investimenti dedicati all’incoming e alla collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico, l’Agenzia-ICE e il Ministero delle Politiche Agricole, abbiamo aumentato la già alta partecipazione di buyer stranieri».
Innanzitutto, le cifre: oltre 150mila visitatori e operatori professionali da 140 paesi, 20 in più rispetto a quelli rappresentati lo scorso anno.
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Si conferma l’importanza dei mercati di USA e Canada, che rappresentano circa il 20% degli oltre 55mila visitatori esteri, dell’area di lingua tedesca (Germania, Svizzera e Austria), 25%, e del Regno Unito, 10%. Seguono i buyer dei Paesi scandinavi e di quelli del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo). Fra le novità rispetto al passato, la crescita di alcuni mercati asiatici, come Thailandia, Vietnam, Singapore, Malesia e latinoamericani (Messico), più alcune new entry dall’Africa (Camerun e Mozambico). Sul fronte di SOL&Agrifood, la manifestazione che tradizionalmente si sviolge insieme al Vinitaly ed è dedicata all’olio extravergine, si segnala la ripresa di alcuni mercato nordafricani, come Egitto, Tunisia, Marocco.
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Fra le curiosità: il debutto dei produttori di vini vegani, proposti da 35 cantine, strategie di marketing sempre più innovative ad esempio sul fronte del turismo del vino (l’azienda “alberi e case” ha proposto la barrique abitale, una piccola suite per trascorrere una notte in vigna dentro una botte), oppure su quello dell’innovazione di prodotto, rappresentanto ad esempio dal progetto della “Pinocchio Barrique Bottle“, una bottiglia in legno di quercia per replicare gli effetti dell’invecchiamento in botte direttamente a casa, in cerca di finanziamenti su Kickstarter, oppure da “Horn“, il primo decanter musicale al mondo. La fantasia si applica anche alle tecniche di vendita, con le “flash sales” sul web di vini prestigiosissimi come lo Château d’Yquem, oppure il wine bar itinerante “Car-à-vin Street Wine“, che punta sul rapporto qualità-prezzo. Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, spiega:
«Abbiamo registrato grande soddisfazione da parte degli gli espositori, per la capacità di Vinitaly di migliorare di anno in anno il numero di buyer esteri e la qualità dei visitatori, mantenendo alto il numero dei contatti, tanto che aziende private di grande rilevanza hanno già sottoscritto rinnovi triennali per le prossime edizioni».
Ma non mancano le critiche Alfonso Cevola, blogger specializzato, ha scritto una lettera a VeronaFiere (organizzatore del Vinitaly), criticando aspramente l’eccessiva presenza di persone ubriache che non hanno «nulla a che fare con l’industria del vino» e che rischiano di trasformare la manifestazione in una sorta di “party etilico”. Sulla stessa linea si è espresso Sandro Bottega, imprenditore della grappa, puntando il dito contro «bande di nullafacenti alticci» che, nel contesto della «vetrina vitivinicola dell’Italia nel mondo», offrono «uno spettacolo di tristezza». Gli organizzatori rispodono positivamente alle critiche, sottolineando che quest’anno ha debuttato il nuovo sistema per cui tutti i visitatori vengono registrati, e annunciando miglioramenti sul fronte dei controlli per la prossima edizione, durante la quale si spegnerà la 50esima candelina. (Fonte: Vinitaly 2015).