Meno tasse nella UE27? Soltanto a causa del brusco calo del PIL. Il raffronto 2008-2009 evidenzia una riduzione della pressione fiscale generalizzata, ma tecnicamente non si tratta affatto di una reale riduzione delle tasse. Anzi: in confronto al resto del mondo, il peso delle tasse resta altissimo, pari a oltre il 30% in più rispetto ad America e Giappone.
Non solo: oltre al crollo dei consumi, un altro effetto della grave congiuntura attraversata è stato l’aumento dell’IVA: +1,3 punti dall’inizio della crisi economico-finanziaria. In particolare nell’Unione Europea dei 27, dove è passato dal 19,4% nel 2008 al 20,7% nel 2011.
Oltre a dettagliare l’impatto della crisi economica sui sistemi fiscali dei diversi Stati Membri, il report sui trend nell’Unione Europea fa anche il punto sulla pressione fiscale per le società non finanziarie e fornisce la classifica dei Paesi in cui è più stringente l’onere delle tasse.
Nella top ten dei Paesi con le più alte aliquote sul reddito spiccano Svezia, Belgio e Olanda. In realtà, però, la media delle aliquote fiscali sul reddito personale e sul reddito delle società è diminuita nel 2011 nella UE27. Per quanto riguarda l’Italia, le imposte sui redditi delle persone fisiche presentano una differenza 2000-2011 da 45,6 a -0,3. Le imposte sui redditi delle società da 31,4 a -9,9.
Come ben noto, l’impatto crisi sul bilancio pubblico è stata assai grave, soprattutto dal punto di vista della spesa (in media +4 punti del PIL). Questo ha comportato una diminuzione delle entrate (2% del PIL) e un conseguente aumento le entrate fiscali. Soprattutto attraverso la tassazione del lavoro (circa il 50%), le tasse sul consumo (circa il 30%) e le tasse sul capitale (circa 20%).
E proprio per quanto concerne le tasse sul lavoro l’Italia spicca negativamente, così come sul consumo e sul capitale. Non di meno, la media della pressione fiscale sul lavoro è diminuita nella UE27 da 33,8% del 2008 a 32,9% nel 2009.
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