Il termine logistica raramente viene applicato al mondo IT, nonostante rappresenti bene ciò che avviene in questo ambito. La logistica consiste essenzialmente nel mettere insieme elementi diversi per creare una catena di approvvigionamento affidabile.
La logistica IT ha subito una vera e propria rivoluzione e la sfida principale è stata la virtualizzazione dei server. Anche le modifiche causate dall’avvento del trasporto aereo nel mondo della logistica della supply chain non sono paragonabili a come i server virtuali abbiano cambiato le regole del mondo IT e dello storage.
La proliferazione dei server virtuali è considerata da molti come la sfida logistica numero uno. Il provisioning del singolo server può essere facile, ma esiste un certa disparità tra la rapidità con cui questo avviene e la capacità di gestire e proteggere lo stesso: i processi che inizialmente funzionano, in seguito scricchiolano e si sgretolano se devono operare su larga scala. Attualmente, se da un lato appare molto sensato scegliere la protezione basata su disco, dall’altro la logistica legata alla realizzazione di copie di backup e alla loro gestione tale da non occupare troppo spazio – così come l’invio altrove per una maggiore sicurezza – diventa sempre più difficile e costoso man mano che gli ambienti si espandono.
Molte aziende, ormai alla seconda o terza generazione di server virtuali, hanno imparato la lezione e si avvalgono di backup legacy per i sistemi fisici e di un prodotto specifico per i sistemi virtuali. Solo soluzioni di data management moderne ma mature sono infatti in grado di operare con successo in entrambi i segmenti, ma è proprio in questo caso che si ottengono i vantaggi più concreti. Le aziende possono evitare duplicazioni di protezione in termini di hardware, infrastrutture e operatività e qualsiasi barriera legata al costo percepito si dissolve grazie a prezzi basati sulla capacità.
L’altra grande sfida logistica per quanto riguarda backup, storage e proliferazione è rappresentata dalla scalabilità necessaria per accogliere nuove macchine virtuali. Sia a causa di una crescita organica che di proliferazione, le interfacce di protezione standard come VADP di VMware o la deduplicazione in-host presentano dei limiti ed è qui dove la protezione a livello di array può realmente aiutare. Gli snapshot dei vendor di dischi stanno diventando onnipresenti e possono essere facilmente controllati dai software di backup moderni in modo tale che il backup non impatti sui sistemi di produzione e permetta persino di eseguire l’archiviazione a seconda del “tier” di protezione, senza incidere minimamente sui sistemi primari.
Le informazioni sui processi rappresentano la chiave per una buona logistica, non solo rispetto a “ciò che è accaduto” ma anche a “ciò che sta accadendo”. Disporre di sistemi automatizzati che consentano di rilevare i nuovi server – sia fisici che virtuali – e convogliarli in processi di backup che corrispondano alle loro specifiche attività risulta fondamentale. Purtroppo alcuni prodotti promettono di farlo ma producono solo copie crash-consistent, invece di backup di database e applicazioni stabili e consistenti. Le copie crash- consistent possono andare bene nove volte su dieci, ma possiamo tranquillamente scommettere che in caso di reale bisogno tale copia sarà sicuramente danneggiata.
La logistica può essere applicata sia su informazioni attuali che storiche dell’hardware in questione e su ciò che succede all’interno dei server virtuali. E’ proprio qui dove lo Storage Resource Management (SRM) può offrire i maggiori benefici fornendo dati sul provisioning dello storage per i server virtuali e su come sta lavorando l’hardware, il tutto visibile da un’unica console. In definitiva, disporre di un unico punto di controllo può realmente aiutare a gestire l’infrastruttura nel suo complesso e offrire sicurezza full-time.
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Articolo di Francesca Cieloscuro, Country Sales Director di CommVault.