L’inversione di tendenza è fotografata dai dati Istat su occupazione e disoccupazione di gennaio 2015: crescono il numero di occupati e il tasso di occupazione, diminuiscono i disoccupati e il tasso di disoccupazione. Prosegue, in pratica, il trend iniziato nel dicembre 2014, mentre i dati definitivi sull’intero 2014 vedono l’occupazione in crescita, dopo due anni di calo, ma il tasso di disoccupazione ancora in salita.
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Dati Istat 2015
Partiamo dai dati di gennaio 2015: gli occupati sono 22 milioni 320 mila, sostanzialmente invariati rispetto a dicembre (+11 mila) ma in aumento dello 0,6% su base annua (+131 mila). Il tasso di occupazione è al 55,8%, +0,1% in termini congiunturali e +0,3% su base annua. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 221 mila, diminuisce dello 0,6% rispetto a dicembre (-21 mila), ma aumenta dello 0,2% su base annua (+7 mila). Il tasso di disoccupazione è al 12,6%, quindi continua a scendere (era già in caso a dicembre, è diminuito dello 0,1% a gennaio), e su base tendenziale è tornato allo stesso livello di dodici mesi prima. Infine, scende il numero di persone inattive tra i 15 e i 64 anni, -0,1% sul mese precedente e -1,3% rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività si attesta al 36%, stabile in termini congiunturali ma in diminuzione di 0,4 punti su base annua.
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Positivo il commento del premier Matteo Renzi, postat su Twitter:
«Più 130 mila posti di lavoro nel 2014, bene ma non basta. Ora al lavoro per i provvedimenti su scuola e banda ultra larga #lavoltabuona».
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti definisce i dati «incoraggianti» e ritiene che nei prossimi mesi grazie agli effetti del Jobs Act e alle misure in Legge di Stabilità potranno esserci ulteriori miglioramenti, con 150mila occupati in più nel 2015:
«Tutti i centri studi parlano di 100mila posti – spiega il ministro – mi auguro che 150mila possa essere un numero vicino alla realtà».
Le misure da cui Poletti si attende risultati sono:
«La decontribuzione triennale per i nuovi assunti con contratto a tempo indeterminato, la deducibilità dal calcolo dell’IRAP e l’introduzione del nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Anche la riduzione della precarietà, a seguito dell’abolizione delle tipologie contrattuali più precarizzanti, potrà favorire la ripresa dei consumi», dando «alle persone una prospettiva più certa e definita».
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Occupazione 2014
Per quanto riguarda i dati definitivi 2014, sempre comunicati dall’Istat, l’occupazione cresce dello 0,4%, pari a 88mila unità, in confronto all’anno precedente. Nel dettaglio, aumenta sia al Nord (+0,4%), sia al Centro (+1,8%), ma continua a diminure nel Sud (-0,8%). Gli occupati crescono sia fra gli uomini, +0,2%, sia fra le donne, +0,6%, mentre l’analisi per età vede situazioni diversificate. In calo gli occupati fra i giovani fino a 34 anni e nella fascia 35-49 anni, aumentano invece gli occupati over 50. Il tasso di occupazione si attesta al 55,7%, +0,2% rispetto al 2013. La crescita interessa in misura contenuta i lavoratori a tempo indeterminato (+18.000 unità), in modo più sostenuto i lavoratori a termine (+79.000 unità), mentre prosegue il calo degli indipendenti (-9mila unità). La situazione migliora nell’industria e nel terziario, mentre è ancora critica nell’edilizia. Dati sul rapporto part-time/tempo pieno: in diminuzione il lavoro a tempo pieno (-35.000 unità, -0,2%), incremento del tempo parziale (124.000 unità, +3,1%). L’incidenza di quanti svolgono part time involontario sale dal 61,3% del 2013 al 63,6% del 2014.
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Disoccupazione 2014
Per quanto riguarda la disoccupazione, nel 2014 è aumentata di 167.000 unità (+5,5%), per entrambe le componenti di genere e tutte le ripartizioni geografiche. L’incremento è dovuto in quasi sette casi su dieci a persone in cerca di prima occupazione. L’incidenza della disoccupazione di lunga durata (dodici mesi o più) sale dal 56,4% del 2013 al 60,7% del 2014. Il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,7% in confronto al 12,1% di un anno prima, quello giovanile (15-24 anni) cresce di 2,6 punti percentuali, arrivando al 42,7%, con un picco del 58,5% per le giovani donne del Mezzogiorno. Torna però a diminuire la popolazione inattiva tra 15 e 64 anni (-233.000 unità, pari a -1,6%). Il tasso di inattività scende al 36,1%, con un calo di 0,6 punti che interessa sia gli uomini (-0,3 punti) sia le donne (-0,8 punti). (Fonte: dati INPS occupazione e disoccupazione su gennaio 2015 e sintesi 2014)