Direttiva RAEE: più tutele per i produttori

di Anna Fabi

Pubblicato 30 Maggio 2011
Aggiornato 9 Ottobre 2014 13:13

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Revisionare la direttiva europea sulla gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) per non penalizzare le imprese.

Confindustria ANIE e Confindustria CECED Italia (Associazione Nazionale Produttori Apparecchi Domestici e Professionali) di ANIE hanno esposto, in audizione al Senato, le proprie considerazioni sulla direttiva RAEE, avanzando alcune proposte volte a salvaguardare gli interessi delle aziende produttrici.

La direttiva 2002/96/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, recepita in Italia dal D.Lgs. 151/2005, ha forti conseguenze economiche e gestionali per i produttori italiani di RAEE. In particolare per le imprese elettrotecniche, elettroniche, dell’illuminotecnica, degli strumenti di monitoraggio e controllo, dell’informatica e dell’elettronica di consumo a pieno titolo protagoniste del Sistema RAEE, un sistema che funziona bene: nel 2010 la raccolta è stata pari a 245mila tonnellate di RAEE (+27% rispetto al 2009).

Tuttavia servono alcune revisioni della direttiva RAEE secondo la delegazione, che ha formulato una serie di proposte su: campo di applicazione della normativa, principio della responsabilità condivisa, target di raccolta, obiettivi di recupero, riciclaggio e preparazione per il riutilizzo, definizione di Produttore e Registro.

In particolare, si chiede «che tutti gli attori che possono gestire i RAEE siano soggetti a tutti gli obblighi della Direttiva RAEE (ovvero registrare, organizzare un adeguato trattamento dei RAEE e rendicontare i volumi gestiti)».

«È estremamente preoccupante l’ipotesi di estensione della responsabilità finanziaria del produttore nella gestione dei RAEE sin dalla raccolta dai nuclei domestici, come previsto dalla Commissione e dal Consiglio», ha spiegato il Presidente di Confindustria ANIE Guidalberto Guidi. «I produttori non avrebbero di fatto alcun potere di attuazione o di controllo sulla condotta del singolo cittadino e pare evidente che ne risulterebbero più svantaggi che vantaggi ambientali, visto che avremmo diversi soggetti deputati alla raccolta».

Alla luce delle revisioni proposte, è stato richiesto l’avvio di un tavolo di lavoro permanente con tutti gli attori della filiera – distribuzione, Comuni, operatori del fine vita – per confrontarsi sulla revisione della direttiva e risolvere le criticità.

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