Weconomy Day: VoIP e social network migliorano le aziende

di Tullio Matteo Fanti

23 Maggio 2011 15:30

logo PMI+ logo PMI+
Secondo una indagine CFMT, l'utilizzo di social network e VoIP sul posto di lavoro favorirebbe trasparenza e collaborazione, a patto però che si adottino alcuni accorgimenti.

L’utilizzo di Skype, YouTube, Facebook e altri programmi VoIP o social network sul posto di lavoro potrebbe favorire la produttività, anziché inibire la concentrazione dei dipendenti. È quanto emerge da una indagine che verrà presentata il 24 maggio a Milano in occasione del Weconomy Day, il primo evento italiano dedicato alle nuove frontiere dell’economia.

L’indagine condotta da CFMT, che ha coinvolto 1.000 imprese dei servizi e del commercio, rileva come una azienda su 5 utilizzi attivamente piattaforme di social network e programmi VoIP; Skype rimane il programma di comunicazione istantanea più utilizzato (48%), seguito da LinkedIn (36,8%), Facebook (29,8%), YouTube (26,4%), piattaforme wiki (19%) e blog (17,3%).

Si tratta di percentuali destinate ad aumentare nel prossimo futuro, sulla scia del concetto di economia condivisa, che viene oggi sintetizzata con il termine “weconomy”. In poche parole le aziende del futuro svilupperanno sempre più una tendenza alla partecipazione e alla condivisione, a tutto vantaggio della produttività e di conseguenza del business.

Le piattaforme tecnologiche faciliterebbero inoltre l’emersione dei talenti all’interno delle aziende, in quanto il web 2.0, i social network e le nuove tecnologie in generale stanno facendo nascere l’esigenza di nuove abilità e pratiche, che in passato non sarebbero state prese in considerazione.

Affinché social network e chat apportino veramente benefici in azienda, occorre tuttavia che vengano rispettate alcune regole: i manager ritengono che innanzitutto occorra «raccontare chiaramente la promessa della piattaforma ai partecipanti» (69%), «garantire una radicale trasparenza sulle decisioni chiave e sui financial metrics» (58,8%) e «creare o eleggere una community governance board, così da orientare e revisionare le principali decisioni politiche e strategiche» (45,9%).