Il governo stringe i tempi sull’attuazione del Jobs Act, il Ddl delega di Riforma del Lavoro approvato dal Parlamento e su cui ora si attendono i vari decreti attuativi: i primi, sono attesi per il prossimo 24 dicembre. Lo ha confermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a sindacati e imprese, nel corso di un vertice che si è tenuto nella mattinata del 19 dicembre, servito a fare il punto sulla situazione. Il Governo ribadisce l’intenzione di ascoltare tuute le istanze che arrivano dalle parti sociali, ma senza aprire alcune trattativa sul Jobs Act.
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Contratti
I capitoli più caldi restano quelli relativi a riforma dei contratti. Secondo quanto trapela, i primi decreti riguarderanno, oltre al nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (operativo dal gennaio prossimo e destinato a riassorbire le forme di lavoro flessibile, a partire dai cocopro), le modifiche agli ammortizzatori sociali, con l’introduzione dell’ASpI anche per i collaboratori coordinati e continuativi, obiettivo raggiunto anche tramite l’unificazione di ASpI e mini-ASpI.
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In vista, anche il nuovo contratto di ricollocazione, con un voucher per le agenzie per l’impiego che reinseriscono nel mondo del lavoro coloro che hanno perso l’occupazione. Non è chiaro, però, se questa misura sarà fra quelle inserite nei primi decreti attuativi.
Licenziamenti
Il punto più discusso, con i sindacati, è quello relativo ai licenziamenti (su cui l’esercizio delle deleghe non è imminente): come sarà regolamentata la protezione dell’articolo 18 nel caso di licenziamento disciplinare ingiustificato? La delega stabilisce che il reintegro sarà sostituito da un indennizzo in tutti i casi di licenziamento per motivi economici (giustificato motivo oggettivo), e solo in alcuni casi di licenziamento disciplinare (giustificato motivo soggettivo). Ebbene, il Governo punta a lasciare la protezione dell’articolo 18 solo nel caso di insussistenza del fatto.
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Per quanto riguarda l’entità dell’indennizzo, il capitolo sembra ancora aperto, ma si parla di un 1,5 mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto tra 24 e 36 mesi. Il risarcimento sarebbe più alto, da 3 a 6 mensilità, se il licenziamento avviene nel primo anno. Questo, per evitare comportamenti scorretti da parte delle aziende, che altrimenti (anche a causa degli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015), potrebbero avere benefici ad assumere dipendenti per poi licenziarli entro un anno.
Reazioni
Fra le reazioni delle parti sociali, la più critica è Susanna Camusso, segretario generale Cgil, secondo cui il governo è «indisponibile ad avere un normale rapporto con le organizzazioni sindacali», e le posizioni in particolare su nuovi contratti e licenziamenti rendono difficile «immaginare un 2015 meglio del 2014 che abbiamo avuto». Cils e Uil sono più prudenti, attendono di vedere i testi mentre Confindustria esprime un sostanziale apprezzamento per il provvedimento, pur aspettando di capire meglio quali saranno i nuovi costi per le imprese.