Jobs Act, verso i primi decreti attuativi

di Barbara Weisz

19 Dicembre 2014 19:31

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Due decreti attuativi del Jobs Act entro Natale su contratto a tutele crescenti e ammortizzatori sociali, ancora dibattito su licenziamenti e articolo 18 nel vertice tra governo e parti sociali.

Il governo stringe i tempi sull’attuazione del Jobs Act, il Ddl delega di Riforma del Lavoro approvato dal Parlamento e su cui ora si attendono i vari decreti attuativi: i primi, sono attesi per il prossimo 24 dicembre. Lo ha confermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a sindacati e imprese, nel corso di un vertice che si è tenuto nella mattinata del 19 dicembre, servito a fare il punto sulla situazione. Il Governo ribadisce l’intenzione di ascoltare tuute le istanze che arrivano dalle parti sociali, ma senza aprire alcune trattativa sul Jobs Act.

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Contratti

I capitoli più caldi restano quelli relativi a riforma dei contratti. Secondo quanto trapela, i primi decreti riguarderanno, oltre al nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (operativo dal gennaio prossimo e destinato a riassorbire le forme di lavoro flessibile, a partire dai cocopro), le modifiche agli ammortizzatori sociali, con l’introduzione dell’ASpI anche per i collaboratori coordinati e continuativi, obiettivo raggiunto anche tramite l’unificazione di ASpI e mini-ASpI.

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In vista, anche il nuovo contratto di ricollocazione, con un voucher per le agenzie per l’impiego che reinseriscono nel mondo del lavoro coloro che hanno perso l’occupazione. Non è chiaro, però, se questa misura sarà fra quelle inserite nei primi decreti attuativi.

Licenziamenti

Il punto più discusso, con i sindacati, è quello relativo ai licenziamenti (su cui l’esercizio delle deleghe non è imminente): come sarà regolamentata la protezione dell’articolo 18 nel caso di licenziamento disciplinare ingiustificato? La delega stabilisce che il reintegro sarà sostituito da un indennizzo in tutti i casi di licenziamento per motivi economici (giustificato motivo oggettivo), e solo in alcuni casi di licenziamento disciplinare (giustificato motivo soggettivo). Ebbene, il Governo punta a lasciare la protezione dell’articolo 18 solo nel caso di insussistenza del fatto.

=> Licenziamenti senza reintegro nel Jobs Act

Per quanto riguarda l’entità dell’indennizzo, il capitolo sembra ancora aperto, ma si parla di un 1,5 mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto tra 24 e 36 mesi. Il risarcimento sarebbe più alto, da 3 a 6 mensilità, se il licenziamento avviene nel primo anno. Questo, per evitare comportamenti scorretti da parte delle aziende, che altrimenti (anche a causa degli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2015), potrebbero avere benefici ad assumere dipendenti per poi licenziarli entro un anno.

Reazioni

Fra le reazioni delle parti sociali, la più critica è Susanna Camusso, segretario generale Cgil, secondo cui il governo è «indisponibile ad avere un normale rapporto con le organizzazioni sindacali», e le posizioni in particolare su nuovi contratti e licenziamenti rendono difficile «immaginare un 2015 meglio del 2014 che abbiamo avuto». Cils e Uil sono più prudenti, attendono di vedere i testi mentre Confindustria esprime un sostanziale apprezzamento per il provvedimento, pur aspettando di capire meglio quali saranno i nuovi costi per le imprese.