La ripresa post-crisi degli Stati Uniti sarà più lenta del previsto, con potenziali conseguenti sull’assetto internazionale, motenario ed economico.
Il primo segnale visibile sarà l’inflazione al rialzo. Le previsioni FED sull’occupazione sono dunque state riviste al ribasso, seppur con un trend di crescita. «La disoccupazione resta alta ma migliora, la crescita procede a ritmo moderato», ha spiegato il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke. «Non so esattamente quanto tempo passerà prima dell’inizio di una stretta monetaria, dipenderà dallo scenario economico».
Tutto questo perchè, per il Federal Open Market Committee i tassi resteranno «a lungo eccezionalmente bassi per un periodo prolungato».
Le stime FED parlano, comunque, anche di un miglioramento del mercato del lavoro con il PIL atteso in crescita nel 2011 tra il 3,1% e il 3,3% (al ribasso rispetto alle stime di gennaio tra 3,4% e 3,9%). L’inflazione resta il punto dolente: per la banca centrale statunitense, sarà compresa tra il 2,1% e il 2,8%, in rialzo netto rispetto alla precedente stima (1,3%-1,7%).
Alla luce delle correzioni, pertanto, muta anche lo scenario previsto per il 2012: la crescita sarà tra il 3,5% e il 4,2% (a gennaio si stimava tra 3,5 e 4,4%); l’inflazione sarà tra l’1,2% e il 2% (prima tra l’1% e l’1,5%); il tasso di disoccupazione tra il 7,6% ed il 7,9% (precedentemente tra il 7,6% e l’8,1%).
La Fed ha inoltre deciso di sospendere il programma di acquisto bond a partire da giugno, i titoli di Stato e i titoli garantiti da mutui verranno reinvestiti. Intanto nel primo trimestre l’indice dei prezzi per consumi personali core negli Stati Uniti è salito del +1,5% contro il +0,4% del quarto trimestre del 2010.
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