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Riforma Pensioni: mini-assegno anticipato e Quota 100

di Barbara Weisz

Pubblicato 31 Ottobre 2014
Aggiornato 17 Maggio 2018 14:31

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Riforma pensione anticipata: proposte Treu e Damiano su mini-assegno subito e requisito a Quota 100, sullo sfondo il problema irrisolto degli Esodati.

La Legge di Stabilità 2015 non affronta il capitolo Pensioni, ma in vista dovrebbero esserci novità: il Commissario INPS Tiziano Treu in audizione alla commissione parlamentare per il controllo sulle attività degli enti previdenziali ha definito «assolutamente necessaria» una riforma della pensione anticipata. Le proposte in ballo sono quella dello stesso Treu e quella firmata dal presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano.

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Treu: mini-pensione anticipata

La proposta Treu di pensione anticipata prevede la possibilità di ritirarsi in anticipo per i lavoratori a cui mancano non più di tre anni dalla pensione ricevendo dall’INPS un assegno di importo inferiore a quello pensionistico fino al raggiungimento dei requisiti per ritirarsi. A quel punto, sulla pensione piena l’istituto tratterrebbe una somma mensile fino alla restituzione del debito maturato attraverso l’anticipo. Un meccanismo simile a quello proposto nei mesi scorsi dal ministero del Lavoro Poletti.

Damiano: Quota 100

La proposta Damiano prevede di tornare alla cosiddetta “Quota 100“, ossia accesso alla pensione per tutti coloro che, sommando età contributiva e anagrafica, arrivano a 100 (es.: 62 anni d’i età + 38 di contributi). In questo caso, i lavoratori si ritirerebbero con la pensione piena: la quota 100 rappresenterebbe, in sostanza, un nuovo requisito, da aggiungere a quelli introdotti dalla Riforma Fornero 2011.

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Pare siano state abbandonate, invece, precedenti ipotesi come quella avanzata nei mesi e anni scorsi dallo stesso Damiano, che prevedeva di andare in pensione con 62 anni + 35 di contributi, o 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

Esodati

In generale, però, la priorità delGoverno su questi temi è sempre risolvere definitivamente il caso esodati, relativo ai lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione in seguito alla Legge Fornero (allungamento retroattivo dei tempi necessari a raggiungere l’età pensionabile, lasciando scoperti lavoratori che avevano già contrattato uno scivolo fino al raggiungimento del requisito poi venuto meno). Come noto, per risolvere il problema si sono susseguiti sei provvedimenti di salvaguardia che hanno tutelato 170mila posizioni. Quel che ci aspetta ora, dunque, è presumibilmente una riforma che strutturalmente eviti il riproporsi di simili meccanismi, lasciando in secondo piano le formule di prepensionamento, pur tanto necessarie in un quadro generale di sistema pensionistico in sofferenza profonda.