In aumento contratti e forme di lavoro flessibile tra le imprese italiane. Secondo uno studio Regus, l’82% (4/5) delle aziende in Italia offre ai dipendenti condizioni di lavoro elastiche ricercando benefici reciproci (risparmio da un lato, conciliazione “vita-lavoro” dall’altro). Una tendenza ormai in linea con la media mondiale (81%).
Peccato che la fiducia delle imprese non premia tutti i dipendenti! La flessibilità è riservate a dirigenti e senior (1 impresa su 3), perdendo preziose opportunità e scoraggiando i giovani di talento.
Concedere flessibilità lavorativa per il bilanciamento carriera – vita privata favorisce il business perchè comporta costi minori e migliora la produttività.
In sostanza è il benessere e la soddisfazione dei dipendenti a portarli a produrre di più e meglio. La flessibilità porta anche a un taglio delle spese per il 58% delle imprese: migliora l’equilibrio vita – lavoro e quindi la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti per 3 imprese su 4; aumenta la produttività del personale per 1 impresa su 2; aiuta ad adattarsi e affrontare la crescita per 1 impresa su 5; per un quinto aiuta ad attrarre e mantenere talenti, oltre a permettere di offrire lavoro a persone in località più remote.
Le aspettative per il futuro sono comunque di un sempre maggiore ricorso al lavoro flessibile. Il “posto fisso” sembra quindi destinato ad andare in disuso.
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