Sale al 51% la pressione fiscale in Italia, da sempre maglia nera d’Europa su questo fronte. Un fardello che pesa soprattutto sulle Pmi e che è colpa dell’inefficienza di governo in relazione alla gestione della spesa pubblica. Lo denuncia il Rapporto “Economia, lavoro e fiscalità nel terziario di mercato” presentato dall’Ufficio Studi Confcommercio.
«La cronica ed accentuata inefficienza della spesa pubblica» raddoppia la pressione fiscale per le imprese italiane rispetto, ad esempio, a Stati Uniti e Giappone. Un primato negativo di cui ‘Italia non riesce a liberarsi, sempre al primo posto tra i principali paesi al mondo per carico fiscale comparabile.
E non va meglio su altri fronti come quello della disoccupazione potenziale: sommando il numero di disoccupati, lavoratori in cassa integrazione e scoraggiati si passa dall’8% del 2008 a quasi l’11% del 2010. Il costante divario fra Centro-Nord e Mezzogiorno (dove l’occupazione non è cresciuta nemmeno nel periodo pre-crisi) non migliora certo la situazione, soprattutto in relazione alla disoccupazione giovanile che, a dicembre 2010, faceva registrare il 29%.
Per Confcommercio, dunque, la cronic amancanza di lavoro in Italia è «problema strutturale, che evidenzia, da un lato, la necessità di porre l’istruzione e la formazione tra le priorità della politica economica con l’obiettivo di valorizzare il sistema di creazione di capitale umano qualificato; dall’altro, l’opportunità di ripartire dal comparto dei servizi di mercato, aumentandone la produttività, perché proprio questo è il settore che ha garantito la maggiore tenuta occupazionale assorbendo manodopera o cedendo solo minime quote di occupazione (quasi 70 mila occupati in più nel primo semestre 2010)».
Per Confcommercio «per avviare la nostra economia lungo un percorso di crescita più robusta occorre passare dall’equazione “troppe tasse e poco lavoro” a quella del “più lavoro e meno tasse”, avviando processi di riduzione e riqualificazione della spesa pubblica».
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