«Cancelliamo l’Articolo 18»: non la presa di posizione della maggioranza ma di Matteo Renzi, che rilancia sulla sua Riforma del Lavoro proponendo anche l’abolizione di contratti precari come le collaborazioni a progetto. Ma riuscirà davvero il contratto a tutele crescenti – superamento dell’attuale contratto a tempo indeterminato – ad inglobare in parte le posizioni attualmente coperte da contratti co.co.pro? O si proporrà invece uno scenario di contratti a termine, più costosi ma senza vincoli, ed assunzioni a tempo indeterminato, comunque senza opzioni di reintegro?
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Le anticipazioni sulla linea Renzi a “Che tempo che fa”: «Quando hai un disoccupato non devi fare una battaglia ideologica sull’articolo 18 ma devi fare in modo che trovi un lavoro». Il premier risponde indirettamente ai sindacati (che ribadiscono la minaccia di sciopero se il premier procederà per decreto senza mediazioni): la mediazione «non si fa tra maggioranza e minoranza del Pd ma con i lavoratori. Devo trovare una risposta che aiuti i lavoratori a uscire dalla crisi. Conservare le regole attuali non è la soluzione».
Linea Renzi
All’interno del Pd la minoranza non approva il testo della Delega emendata al Senato (che, di fatto, elimina la tutela dell’articolo 18 sostituendola con l’indennizzo economico). Una spaccatura che, con il discorso alla direzione del partito (29 settembre, ore 17:00), tende a risolversi intorno a un’unica ipotesi di riforma del mercato del lavoro. Il premier dice sì alla riforma dell’Articolo 18, perché «non è il reintegro la soluzione dei problemi», l’obiettivo «non è far contento D’Alema, ma la mamma che non ha la maternità» aggiunge Renzi, riferendosi alle critiche espresse nei giorni scorsi da Massimo D’Alema. Ma insieme all’articolo 18, spiega ancora Renzi, «cancelliamo tutte le forme di co. co co, di precariato».
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Tutele crescenti
Dalle parole delle premier emergono dettagli più precisi. Si delinea una riforma che lascia le tutele previste dall’articolo 18 solo per i licenziamenti discriminatori. Negli altri casi, l’imprenditore può licenziare, e se il dipendente si oppone, la forma di indennizzo è economica, crescente con l’anzianità di servizio. Il lavoratore che perde il lavoro ha poi diritto ai sussidi degli ammortizzatori, a corsi di formazione e a ricevere nuove proposte di lavoro entro un anno.
TFR anticipato
Il premier fornisce infine un’altra conferma, relativa all’anticipazione del TFR: l’Esecutivo sta pensando di versarlo mensilmente in busta paga, spiega Renzi. Si tratta di un’ipotesi di cui si parla da qualche giorno, quella di anticipare il 50% del trattamento di fine rapporto, liquidandolo con lo stipendio mensile. In realtà, su questo punto si registra un allarme dalle PMI: Unimpresa ipotizza un SOS di liquidità per le casse dei datori di lavoro per 5,5 miliardi. Renzi ammette che il meccanismo è complicato, ma lascia aperta la porta: «se trovassimo il modo di dare liquidità alle piccole e medie imprese» la misura potrebbe passare.