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TFR in busta paga: allarme liquidità per le PMI

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 29 Settembre 2014
Aggiornato 6 Ottobre 2014 10:29

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TFR in busta paga per rilanciare i consumi togliendo liquidità alle PMI: gli effetti sulle imprese della misura allo studio del Governo per la Legge di Stabilità 2015.

La novità in tema di Trattamento di Fine Rapporto (TFR) che potrebbe essere inserita nella Legge di Stabilità 2015 sta allarmando le PMI, perché potrebbe creare seri problemi di liquidità alle imprese con meno di 50 dipendenti. La misura allo studio del Governo prevede infatti la possibilità per il lavoratore dipendente di chiedere l’anticipo di metà del TFR maturato e accantonato mensilmente dal datore di lavoro in busta paga per i prossimi 3 anni.

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Anche se è previsto che l’altra metà rimanga a disposizione delle imprese e che le somme vengano erogate in un’unica soluzione annuale, anticipare tale somma rischia di mettere in crisi le PMI, ovvero per le imprese con meno di 50 dipendenti, che ora gestiscono autonomamente il TFR dei propri lavoratori eventualmente per investimenti e per lo sviluppo.

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In totale si parla di una cifra pari a 5,5 miliardi di euro, secondo i dati analizzati dal Centro studi di Unimpresa, ovvero la metà degli 11 miliardi maturati ogni anno dai lavoratori impiegati nelle PMI. Alle perplessità espresse dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, si unisce anche il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi:

«La misura sul TFR valutata dal Governo avrebbe come obiettivo principale quello di rilanciare i consumi. Siamo, però, perplessi, visto che già con i bonus da 80 euro è stato dimostrato che pochi euro in più in busta paga non cambiano le prospettive delle famiglie. A nostro avviso, si deve agire con maggiore incisività sul versante della riduzione del cuneo fiscale, specie per quanto riguarda il peso dei tributi sulle aziende che, con meno tasse da pagare, tornerebbero a investire e a creare occupazione. Invece il Governo sembra andare nella direzione opposta, togliendo all’improvviso una importante fonte di liquidità per le imprese più piccole, spina dorsale dell’economia italiana. Ci sembra una ingiusta punizione per gli imprenditori».