Il nuovissimo servizio Google One Pass consente agli editori di offrire contenuti digitali in abbonamento. Anche in Italia. Con perfetto tempismo, dunque, Google lancia la sfida all’App Store di Apple e alla sua nuova modalità di abbonamento che, con le sue regole rinnovate, ha generato in queste ultime ora non poche polemiche. Goloso il rendimento: 90% delle entrate agli editori, a Google solo il 10% di percentuale sugli abbonamenti (fonte: WSJ), conto il 30% annunciato da Cupertino.
Come da tradizione Google, il servizio punta sulla usabilità ed appare quindi semplice da implementare e gestire: la fase di configurazione è infatti minimale e i contenuti si gestiscono tramite interfaccia online. Per i pagamenti, One Pass si appoggia a Google Checkout, senza richiedere quindi l’utilizzo di altri servizi.
Per quanto riguarda le forme di abbonamento, Google lascia piena libertà agli editori, che possono stabilire le modalità di pagamento e i prezzi di articoli e abbonamenti. È possibile addebitare il costo di ogni singolo articolo, offrire pass giornalieri, abbonamenti mensili o pacchetti con più edizioni, oltre a concedere l’accesso ad abbonati esistenti tramite coupon.
Google One Pass intende identificarsi sin da subito come piattaforma aperta e flessibile, come una alternativa ad Apple concreta e conveniente: oltre a promettere maggiori guadagni, il servizio risulta infatti già disponibile in diversi paesi quali Canada, Francia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, e non per ultima, Italia.
A questo punto, nonostante l’App Store di Apple conglobi oggi l’80% delle applicazioni vendute online, la politica che arriva da Mountain View e la crescita senza sosta di Android potrebbero cambiare presto gli equilibri in campo o se non altro creare una (si spera) sana concorrenza tra marketplace.