E’ vero, la ripresa stenta ad iniziare, ma non vuol dire che non ci sarà, il punto è che «una crescita che vada al di là di una ripresa debole e stentata richiede uno sforzo di politica economica intenso e concentrato. In Italia come in Europa»: così il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, dal Forum Ambrosetti di Cernobbio di inizio settembre, risponde indirettamente a quanti (in primis, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco) pensano che la Penisola non abbia tempo sufficiente per far riforme efficaci a promuovere la crescita. E si inserisce nel solco tracciato dal presidente della Bce, Mario Draghi, che con il taglio dei tassi e le operazioni annunciate (targeted Ltro, finanziamento a lungo termine per le banche, e acquisti Abs, cartolarizzazioni di prestiti bancari) ha inaugurato una nuova stagione di politiche monetarie espansive che rappresentano un’opportunità per politiche economiche a loro volta orientate alla crescita. E anche dal neo presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, che fra le priorità dell’Europa ha indicato lle politiche per lavoro, competitività, investimenti.
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Il discorso di Padoan è tutto incentrato sulla necessità di armonia fra politiche italiane ed europee, rifiutando l’interpretazione secondo cui una politica economica europea più forte debba necessariamente rappresentare una perdita di sovranità dei singoli stati. Mette l’accento sulla necessità comune, di tutti i paesi europei, e quindi anche delle istituzioni di Bruxelles, di puntare sulla crescita.
E’ il rilancio della strategia italiana per il semestre di presidenza Ue: «investimenti, riforme e più mercato interno come pilastri di una strategia per indirizzare l’Unione verso un sentiero di crescita e occupazione molto più sostenuto di quello oggi prevedibile». La situazione, sottolinea Padoan, richiede in Europa e nella zona euro di usare in misura più efficiente tutti gli strumenti di politica economica, ai diversi livelli, nazionale ed Europeo. Le recenti misure adottate e annunciate dalla BCE rappresentano un importante contributo in questa direzione».
L’Italia, in effetti, ha un problema in più: «scrollarsi di dosso due decenni di crescita declinante e di debito crescente». C’è, un problema specifico di competitivtà dell’Italia, che rende necessario il rafforzamento nel nostro paese delle politiche che l’Europa dovrà riuscire a mettere in campo per stimolare la ripresa. La ricetta per la Penisola: «accrescere la produttività, tagliare il cuneo fiscale, spingere il paese a salire sulla scala della tecnologia, non a scendere sulla scala dell’impoverimento strisciante».
L’orizzonte, in effetti,è di medio periodo: mille giorni, come da programma di governo. Perchè gli ostacoli sono stati accumulati per decenni, ed è difficile suprarli con scorciatoie o bacchette magiche. Attenzione (e qui c’è la risposta ai dubbiosi sulle tempistiche): «Con questo non stiamo dicendo che faremo riforme per tre anni: vuol dire fare subito e con urgenza gli interventi necessari, dedicando i giorni e i mesi successivi a una attuazione attenta e accurata, correggendo la rotta là dove necessario per migliorare l’efficacia delle politiche». Entor l’anno arriveranno sei riforme che il ministro definisce «cruciali»: istituzioni (Senato, legge elettorale, federalismo), pubblica amministrazione (sburocratizzazione), giustizia civile (velocizzare i tempi dei processi), fisco (con la delega fiscale, per semplificare e dare certezza del diritto), scuola, lavoro.
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«La cito per ultima per sottolinearne la centralità» spiega Padona riferendosi alla riforma del lavoro, da attuare attraverso la delega fiscale. E’ la «riforma chiave per acquisire competività e salire sulla scala della qualità». I punti qualificanti: riforma del contratto e degli ammortizzatori sociali per facilitare ingresso al lavoro e training.
Il tutto, proseguendo con la spending review, i risparmi di spesa, lavorando a livello europero per una politica di sostegno agli investimenti pubblici e privati (facilitata proprie dalle recenti manovre sui tassi della Bce), tenendo sotto controllo i conti pubblici e in particolare il debito.
Lo strumento fondamentale per impostare le politiche economiche, coerentemente con le leggi su lavoro e fisco in corso di discussione in parlamento, sarà la legge di stabilità 2015, che conterrà fra le altre cose la stabilizzazione del bonus Irpef (che diventerà un aumento), benefici fiscali alle imprese, restituzione debiti PA. La manovra economica di questo autunno, conclude Padoan, « va vista come uno dei primi passi di una strategia di mille giorni che porta il paese su un sentiero di crescita finalmente più forte e più ricco di occupazione. E anche come un contributo essenziale per una ripresa della crescita e del rafforzamento della stabilità in Europa».
al Forum Ambrosetti di Cernobbio