Dalla bozza dello Sblocca Italia spariscono alcuni provvedimenti cruciali in Edilizia, per quanto annunciati dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri del 29 agosto: regolamento unico e super SCIA, entrambi a costo zero e dunque inspiegabilmente assenti dal testo del decreto uscito dalla riunione di Palazzo Chigi, che in quanto bozza, soggetta a dibattiti e pareri di ministeri e tecnici.
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Traduzione: è possibile cambiare le regole in corsa, possibilmente in linea con le anticipazioni del Governo presentate con tanto di slide. E invece, stanno sparendo proprio i punti salienti e qualificanti del decreto, che in pratica doveva (dovrebbe?) introdurre semplificazioni in Edilizia per favorirne il rilancio. Le anticipazioni si stampa danno per stralciata la misura sul Regolamento unico, sforbiciata burocratica che renderebbe uniformi le regole in tutti i Comuni italiani evitando che ogni amministrazione imponga regolamentazioni diverse sui requisiti per costruire, ristrutturare, organizzare i vani di un immobile e via dicendo. In termini tecnici, il Regolamento unico fisserebbe criteri comuni su interventi urbanistici ed edilizi, parametri di sicurezza, requisiti igienico-sanitari, elementi costitutivi e di corredo delle costruzioni, procedure, risparmio energetico.
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Altre fonti mettono in dubbio anche la super SCIA, a sua volta una semplificazione: tutti i lavori che non richiedono un permesso di costruire sarebbero soggetti non più ad autorizzazione ma ad una semplice comunicazione al Comune. Compreso l’accorpamento o frazionamento di diversi unità immobiliari, con la semplice comunicazione, purché si mantenga la stessa destinazione d’uso.
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La cosa strana è che queste norme non evidenziavano la necessità di pareri aggiuntivi o perizie tecniche ma erano presentati come provvedimenti certi, anche dal Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. Non è chiaro, quindi, per quale motivo si rischi questo passo indietro. Le associazioni di imprese e professionisti protestano. Segnaliamo una lettera aperta del CNACCP (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) che esprime
«grande delusione per gli esiti a cui sembra avviato il Decreto Sblocca Italia, che poteva e doveva essere il primo atto di una seria azione di investimenti intelligenti nell’edilizia e nella politica di rigenerazione delle città e dal quale risulta addirittura clamorosamente scomparso persino il Regolamento Edilizio unico».
Richieste
Gli architetti chiedono una politica nazionale da cui dedurre le norme (urbanistiche, edilizie e dei lavori pubblici) e gli investimenti:
- Programma nazionale di rigenerazione urbana sostenibile con una regia unica.
- Spostamento di risorse dalle grandi infrastrutture alle città, in quadro di quadruplicare gli investimenti in termini di attrazione di capitali privati.
- Norme chiare e condivise che favoriscano la qualità dell’abitare contrastando corruzione e abusivismo.
- Diritti e procedure certe con due modelli autorizzativi, SCIA e Permesso di costruire, limitando la possibilità di bloccare un’opera già in cantiere.
- Riaprire il mercato della progettazione pubblica giudicando sul merito dei buoni progetti e non «su requisiti abnormi e arbitrari richiesti ai progettisti». Quotidianamente, prosegue la missiva, «gli Enti appaltanti pubblici o sottraggono alla concorrenza i progetti affidandoli alle partecipate fonti di tanti scandali (Expo, Mose, ecc.) o pongono requisiti improbabili (quattro volte il fatturato, minimo 40 dipendenti per un progetto di architettura) o impongono sconti anche oltre il 90%. Il risultato? Sono esclusi il 98,7% degli architetti italiani (e il 100% dei giovani).
- Linee guida nazionali sulla tutela dei beni monumentali e paesaggistici, per uscire dalle interpretazioni autocratiche e condividere un progetto che salvaguardi la bellezza dell’Italia evitando però che i nostri borghi storici siano definitivamente abbandonati.