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OCSE boccia Decreto Lavoro: troppi contratti a termine

di Barbara Weisz

Pubblicato 4 Settembre 2014
Aggiornato 9 Dicembre 2021 09:35

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Il Report 2014 dell'OCSE sull'occupazione boccia il Decreto Poletti in Italia e punta il dito contro precarietà e scarsa qualità del lavoro: accelerare su Jobs Act e legiferare su licenziamenti e ammortizzatori sociali.

In Italia c’è troppa disoccupazione, eccessiva precarietàbassa qualità del lavoro: nulla di nuovo, ma stavolta a dirlo è l’OCSE, nel Report 2014: da quanto emerge dall’analisi, il Decreto Poletti avrebbe fatto sì che la flessibilità nelle assunzioni si trasformasse in un abuso dei contratti a tempo determinato rimuovendo i diversi stimoli alle assunzioni a tempo indeterminato introdotti dalla precedente Riforma Monti-Fornero. Per questa ragione l’OCSE auspica un ‘accelerazione nell’approvazione del Jobs Act e del contratto unico a tutele crescenti.

=> Riforma Lavoro 2014: il Decreto Poletti

Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha risposto ribadendo che Jobs Act e Legge Delega sul Lavoro contribuiranno a migliorare «la produttività generale del Sistema Italia rendendolo, anche da questo punto di vista, più europeo». In particolare, la legge delega prevede «un’ampia riforma della regolamentazione del lavoro», «il rafforzamento degli strumenti di politiche attive per il lavoro ed il riordino degli ammortizzatori sociali, oltre ad una semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico dei datori di lavoro». Obiettivo: «un mercato del lavoro più semplice ed efficiente, più equo ed inclusivo».

Lavoro in Italia

Nel quadro internazionale fotografato dal report OCSE, l’Italia spicca per i ritardi sul fronte occupazione. In un quadro di crescita modesta nel 2014 e ripresa (lieve) solo a fine 2015, la disoccupazione continua a crescere (12,6% a luglio 2014, ben sopra la media UE) e solo il 55% della popolazione in età da lavoro risulta occupata. Il dato più rilevante è quello relativo alla scarsa qualità del lavoro:

  • poche sicurezze e protezione sociale inferiore alla media UE, con un contributo economico ridotto (in altre parole: gli ammortizzatori sociali non funzionano).
  • difficile ambiente di lavoro, con un elevato livello di pressione e necessità di svolgere mansioni complesse con risorse limitate.

La Riforma Fornero aveva tentato di combattere i contratti atipici ma il Decreto Poletti ha nuovamente rovesciato la situazione: il contratto a tempo determinato resta troppo diffuso (riguarda il 70% dei nuovi assunti, una delle percentuali più elevate dell’area OCSE). La liberalizzazione dei contratti a termine operata dal Decreto Lavoro Poletti  «potrebbe condurre ad accrescere nuovamente il dualismo del mercato del lavoro», per quanto miri a rispondere al «bisogno di aumentare rapidamente l’occupazione».

=> Decreto Lavoro: precarietà o flessibilità?

L’allarme giovani da noi è più evidente: in Italia la disoccupazione giovanile è al 43,4% (media UE 25%) raddoppiata dal 2007. La quota di Neet (giovani che non studiano e non lavorano) è salita di oltre 6 punti, raggiungendo il 22,4% a fine 2013, in controtendenza rispetto con il resto del mondo.Il report esprime apprezzamento per progetti come il piano Garanzia Giovani ma avverte: si tratta di iniziative da monitorare con attenzione per evitarne la scarsa efficacia.

Raccomandazioni

Approvare rapidamente il Jobs Act, ridurre i costi dei licenziamenti e remunerarli maggiormente, eliminare le incertezze  sull’esito di quelli economici, applicare le stesse norme all’interruzione dei contratti a tempo indeterminato e a termine (anche se giunti a scadenza), arrivare allASPI universale (indennità di disoccupazione per tutti).

Parere degli analisti

Un’analisi in linea con quella OCSE viene proposta da Tito Boeri, economista della Voce.info, intervistato dal Fatto Quotidiano: la crescita dell’occupazione registrata fra febbraio e luglio (lievissima, +0,2%), è dovuta all’aumento dei contratti a termine, mentre diminuiscono in modo consistente gli indeterminati.

«E’ probabile che i datori di lavoro abbiano esteso la durata dei contratti a tempo già in essere invece che concluderli o decidere di stabilizzarli». Non solo: la crescita degli occupati «riguarda quasi esclusivamente gli uomini, le lavoratrici donne in valori assoluti fra febbraio e luglio sono diminuite».

Conclusione: si tratta di «occupazione temporanea, precaria, che abbassa la produttività media e che è destinata a sparire rapidamente, appena i momentanei incrementi di domanda che hanno indotto le aziende a prorogare i contratti verranno meno».

Fonte: Report OCSE sul Lavoro- Scheda Italia