La ricetta indicata da Confcommercio per far ripartire l’Italia è sempre la stessa: «meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro», spiega il presidente dell’associazione, Carlo Sangalli, parlando davanti alla platea del convegno sul fisco emblematicamente intitolato “Tagliamo le tasse non tassiamo la crescita. Indice di civiltà per un Paese moderno” e presentando un’analisi da cui emerge il poco invidiabile primato mondiale di pressione fiscale “effettiva” (al netto dell’economia sommersa) rispetto al PIL: 53,2%. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può sottolineare un trend di miglioramento rispetto al 2012, quando era addirittura al 53,8%: una sorta di annus horribilis fiscale, come lo definisce il rapporto, fra IMU, IVA e via dicendo.
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Italia maglia nera per pressione fiscale
Scorrendo la classifica internazionale della pressione fiscale, al secondo posto si trova la Danimarca al 51,3%, seguita da Belgio 50% e Francia, 49,5%. Tasse nettamente superiori al 40% anche in Svezia, 47% e Austria, 47,4%, mentre l’Olanda si attesta al 40,6%, la Norvegia al 40,4%, la Gran Bretagna al 40%. Molto più bassi i livelli di Spagna, 37,6%, Irlanda, 32,5%, Canada, 31,2% e Stati Uniti al 27,7%. Alla alta pressione fiscale del Nord Europa corrisponde un livello di Welfare (stato sociale) fra i più alti del mondo, diversamente dall’Italia.In tutti i casi analizzati la forbice fra pressione fiscale legale ed effettiva è molto più bassa rispetto a quella italiana: significa che siamo il paese in cui è di gran lunga più evidente il peso dell’economia illegale.
Cause del sommerso
Vengono individuati almeno 4 fattori dai quali dipende il tasso di sommerso economico di un sistema: il livello della pretesa fiscale, il valore atteso della pena, la percezione che i contribuenti hanno della qualità e quantità dei servizi pubblici, la facilità dell’adempimento fiscale. Ebbene, se per quanto riguarda il livello delle tasse si evidenzia un rapporto direttamente proporzionale con l’evasione (più salgono le imposte, più si alza il sommerso), per le altre tre voci il rapporto è inverso.
Come migliorare
In base alle stime di Confcommercio, se la facilità dell’adempimento migliorasse del 10% (traduzione: se ci fosse meno burocrazia), il sommerso 2013 scenderebbe del 2,3%. Se le politiche fiscali riuscissero ad unire taglio imposte e maggiori controlli, il tasso di sommerso scenderebbe del 20,4%, il PIL salirebbe del 4,4%, i consumi del 6,5%, il capitale produttivo del 5%. Calcoli teorici, è bene sottolinearlo, ma che comunque vengono proposti dall’associazione di PMI per ribadire la necessità di far leva su politiche adeguate a sostenere la crescita. Sintetizza Sangalli: il governo deve riuscire a «far pagare le tasse ai cittadini e alle imprese in modo giusto, equo e semplice».
Riforma fiscale
La legge delega di riforma fiscale rappresenta in questo senso un passo avanti, prosegue il presidente di Confcommercio, ma ci vogliono «ulteriori e più decisivi interventi». Eccoli: revisione della struttura dell’IRPEF riducendo le aliquote per lavoratori e imprese, deducibilità totale dell’IMU sugli immobili delle imprese (come negozi e alberghi), esclusione dalla TASI dagli immobili strumentali all’attività di impresa, revisione della TARI (la tassa sui rifiuti) in base al principio “chi inquina paga”.
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Stime di crescita
Per il 2014 il PIL è visto in crescita dello 0,3%, rivisto al ribasso rispetto al +0,5% stimato due mesi or sono (e nettamente al di sotto del +0,8% previsto dal governo). C’è però un effetto positivo del Bonus IRPEF (l’aumento da 80 euro in busta paga) sui consumi, visti in aumento dello 0,2% (un decimo di punto in più rispetto alle precedenti previsioni). Nel 2015 la situazione è destinata a migliorare: PIL +0,9% e consumi +0,7%.
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