Un’importante violazione alla sicurezza potrebbe condurre al fallimento di un’azienda. È questa la percezione dei 1400 professionisti IT di aziende con almeno 250 dipendenti negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania e Australia, intervistati per lo studio “Datagate: the next inevitable corporate disaster?”, condotto da Datamonitor su commissione di McAfee.
Il 33% del campione ha dichiarato, appunto, che un episodio che porti alla diffusione di dati ritenuti importanti e riservati per l’azienda (codice fiscale, dati bancari, progetti, preventivi) potrebbe avere come conseguenza il tracollo dell’azienda stessa.
Il 60%, inoltre, ha affermato di aver subito in prima persona una violazione dei dati nell’anno passato, mentre solo il 6% non ne ha subita alcuna negli ultimi due anni.
«Sei aziende su dieci ammettono di aver subito una violazione solo nello scorso anno: si tratta di una prova più che sufficiente del fatto che è necessario fare molto di più per affrontare questo problema molto serio. La consapevolezza da sola non è sufficiente. Per proteggere clienti, dipendenti e azionisti, la prevenzione della perdita dei dati deve diventare una priorità a qualunque livello dell’azienda, dal consiglio di amministrazione alla mensa», ha così affermato Dave DeWalt, presidente e chief executive officer di McAfee.
Inoltre, dallo studio è emerso che
- per il 61% i dati sono diffusi all’esterno da personale che lavora in azienda;
- il 46% non controlla i dipendenti dopo che si sono licenziati;
- per il 23% il costo annuale legato alla perdita dei dati è pari a 1,82 milioni di dollari.
Nonostante il problema della violazione sia in costante crescita, le aziende in media investono circa la metà dell’1% dei loro budget IT per la sicurezza dei dati.