Ufficialmente operative le indicazioni
DVR, cioè quelle per la stesura del documento di valutazione del rischio da stress lavoro-correlato (Gazzetta Ufficiale n.304 del 30 dicembre 2010), necessarie per adempiere alle nuove norme. Anche le Pmi devono mettersi in regola con le nuove disposizioni di legge che riguardano la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e con le quali ora anche l’Italia si allinea con le norme europee a due anni di distanza dalle richieste dell’Unione.
Al datore di lavoro spetta l’incarico di analizzare i processi lavorativi della propria azienda, rilevare i fattori di stress a danno della salute dei lavoratori, valutarne il peso e trovare una soluzione per eliminarli.
Il titolare dell’azienda è l’unica figura deputata dal legislatore per la valutazione del rischio stress lavoro correlato ma, ovviamente, può farsi aiutare da figure professionali per la sua stesura, da includere nel DVR – Documento per la Valutazione dei Rischi complessivo.
I fattori di stress da analizzare devono essere esclusivamente correlati alla vita lavorativa degli impiegati senza alcun riferimento alla sfera personale, per preservare la privacy. Un compito non facile visto che non esiste un modo oggettivo per misurare e soppesare i fattori di rischio e stress in azienda. Molti organismi offrono supporto fornendo esempi di VDR, come l’Associazione nazionale per la formazione della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Si tratta di un protocollo che descrive i passi da seguire, dalla raccolta delle informazioni all’eliminazione dei fattori e alla verifica e aggiornamento del documento di valutazione dei rischi.
Viene distinto il metodo da seguire in caso di imprese con meno o più di 10 dipendenti, ma in ogni caso il metodo di valutazione prevede tre fasi: inquadramento degli indicatori oggettivi e verificabili, individuazione del livello di rischio stress lavoro-correlato e misura della percezione dello stress dei lavoratori.