La certezza, al momento, è che la riforma di Equitalia si farà, e probabilmete è anche vicina: sul modo in cui cambierà l’ente di riscossione, ancora non ci sono invece indicazioni precise, ma l’ipotesi al momento più accreditata sembra quella relativa all’istituzione di un nuovo ente, con specifiche caratteristiche di indipendenza, e con procedure più improntate (rispetto a quanto avviene oggi) al principio della compliance fiscale, collaborazione fra fisco e contribuenti. Fra le altre cose, meno ganasce e pignoramenti, niente cartelle esattoriali per piccole somme (fino a 1000 o 2mila euro) ma avvisi bonari, magari anche a voce. Si tratta, coneto detto, di ipotesi di lavoro, su cui il governo sta lavorando.
La situazione è la seguente: alla Camera è stata respinta una proposta di riforma che prevedeva la soppressione di Equitalia, e il trasferimento delle funzioni di agente della riscossione direttamente all’Agenzia delle Entrate. L’esecutivo sta lavorando a un nuovo provvedimento. Il tutto, avviene nell’ambito di quanto previsto dalla delega fiscale, come già avvenuto ad esempio per catasto e semplificazioni fiscali.
Il riferimento normativo al momento è l’articolo 10 della delega fiscale (legge 23/2014) che prevede la revisione del contenzioso tributario e della riscossione. Fra le altre cose, la legge delega prevede la semplificazione delle procedure di recupero crediti, con particolare riguardo a quelli di minore entità, la sicurezza di competitività, certezza e trasparenza nei casi di esternalizzazione delle funzioni in materia di accertamento e di riscossione, l’armonizzazione delle esigenze di efficacia della riscossione con i diritti del contribuente, partendo da tutela dell’abitazione, dello svolgimento dell’attività professionale e imprenditoriale, salvaguardia dei contribuenti in situazioni di grave difficoltà economica, con particolare riferimento alla disciplina della pignorabilità dei beni e della rateizzazione del debito.
Questi, dunque, sono i criteri generali a cui l’esecutivo deve uniformarsi nell’esercizio della delega: come si vede, in realtà non prevedono la soppressione di Equitalia, ipotesi che invece viene formulata in base a indiscrezioni di Repubblica sui lavori in corso. Due le novità fondamentali di cui si parla: la sopressione o la riorganizzazione di Equitalia, che verrebbe sostituita da una struttura con un maggior autonomia e indipendenza dall’Agenzia delle Entrate: l’intenzione è chiaramente quella di evitare possibili “conflitti di interesse” fra il Fisco (il creditore) e l’agente della riscossione. E un nuovo meccanismo da applicare ai casi in cui il debito con il Fisco sia di modesta entità (si parla di una soglia fra i mille e i 2mila euro). In questi casi, si supererebbe l’attuale procedura che vede l’invio della cartella esattoriale, a cui eventualmente seguono le procedure coattive. Si pensa a un “mini ruolo“, con una prima fase durante la quale l’ente per la riscossione non invia una cartella ma attiva procedure più soft per sollecitare il pagamento: prima una telefonata, poi solleciti bonari, e solo in seguito l’eventuale cartella.
Per sapere esattamente cosa succederà bisogna attendere i provvedimento veri e propri. Nel frattempo sono già state intraprese una serie di misure che vanno incontro al contribuente: paletti per la pignorabilità del conto corrente sui cui è accreditato lo stipendio, possibilità di rateizzazione fino a dieci anni. C’è anche stata una mini-sanatoria, prevista dalla legge di Stabilità 2013, che si è conclusa lo scorso 31 maggio con 145mila adesioni.