Domanda e offerta di lavoro sul mercato italiano sembrano non riuscire ad incontrarsi. Se da una parte il tasso di disoccupazione in Italia è all’8,2%, dall’altra ci sono imprese manifatturiere che non riescono a soddisfare la necessità di 109.826 tecnici da impiegare, con una domanda nel 2010 di circa 236mila tecnici e professionali e un’offerta di 125.712 addetti.
Il settore del Manifatturiero ha un valore 60 miliardi di euro, collocando l’Italia al secondo posto in Europa dopo la Germania.
Ma il 67% dei laureati non è interessato a questo tipo di impiego, andando così ad incrementare il gap tra figure formate e fabbisogno delle aziende.
Crescono soprattutto la domanda di tecnici meccanici, dai 14.840 del 2009 ai 22.660 del 2010 (dati Excelsior); elettrotecnici, dai 7.790 del 2009 ai 10.460 del 2010; elettronici, dai 2.840 ai 3.770 del 2010; chimici dai 1.720 ai 2.410; biologi; delle biotecnologie dai 310 ai 460; tessili, dai 1.410 del 2009 ai 1.620 del 2010.
Serve quindi una maggiore cultura della formazione tecnica: le iscrizioni al primo anno negli istituti professionali del settore industria e artigianato nell’anno scolastico 2010-2011 sono state del 6,1%, contro il 6,4% dell’anno scolastico 2009-2010; negli istituti tecnici con indirizzi economici del 14,6%, contro il 15,4% dell’anno scolastico precedente.
Bene invece gli istituti professionali del settore servizi, che crescono del +0,4% arrivando a quota 16%.
Chi esce dagli istituti tecnici, sembrano infine sottolineare i dati, non sono per forza destinati ad entrare subito nel mondo del lavoro, ma possono intraprendere con successo anche la carriera universitaria. Nell’anno accademico 2009-2010 il 26,1% (24.845 studenti su 95.193) delle matricole iscritte alle facoltà tecnico-scientifiche sono risultati essere dei diplomati tecnici.
Di come risolvere questa situazione si parlerà domani a Modena al Club dei 15, insieme anche alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e al Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini.