La situazione politica italiana vive una fase di profonda incertezza, che continua ad alimentare un clima di instabilità sui grandi temi dell’economia e delle riforme a beneficio di industria e imprese. Per questo, piuttosto che proseguire su un binario morto, è quasi auspicabile l’apertura di una crisi di governo, che possa quantomeno definire un nuovo punto di partenza per riorganizzare il futuro. Questo, in estrema sintesi, è il pensiero de dei top manager italiani, che si sono riuniti a Roma in occasione della XXI edizione della Tavola rotonda con il governo italiano, organizzata come di consueto da Business International.
Da quanto risposto alla domanda «Quale ritiene sia lo sbocco preferibile dell’attuale fase di incertezza politica?&lraquo;, il 64% degli intervistati ha espresso parere favorevole alla crisi di governo.
Emerge invece una certa indecisione su quale sia la strada migliore da seguire una volta caduto il governo. In particolare, il 38% preferirebbe l’insediamento di un esecutivo tecnico, mentre dall’altra parte il 26% vorrebbe una chiusura definitiva e immediata della legislatura, con un successivo voto anticipato.
Solo il 36% dei top manager spera ancora che si possa ristabilire il quadro politico, senza che il governo debba necessariamente cadere per dare nuova linfa al sistema produttivo del Paese.
Il sondaggio è stato realizzato sottoponendo un questionario a imprenditori e dirigenti d’azienda via email e per telefono, coinvolgendo un campione rappresentativo del panorama imprenditoriale e produttivo italiano.
La tavola rotonda è stata anche l’occasione per interrogarsi sugli aspetti di politica economica per il prossimo anno. Nel 2011 sono infatti molti i punti che sui quali i top manager chiedono assoluta attenzione.
Il primo riguarda la pubblica amministrazione che, tra riduzione della spesa pubblica (30%) e semplificazione burocratica (17%), risulta il principale problema riscontrato dalle aziende.
A seguire la mancanza di infrastrutture (23%), per le quali si richiede un intervento significativo, e la questione tasse, che preoccupano il 19% degli intervistati. Ultimo, a sorpresa, il tema dell’accesso al credito, per il quale si sono espressi negativamente solo l’11% dei manager in sala.