Secondo la recente ricerca condotta da Confindustria Intellect (Federazione Italiana della Comunicazione) e Assirm (Associazione degli istituti di ricerca) relativa all’indice di competitività internazionale (International Slim Factor Index -ISFI) di sei Paesi europei questi ultimi hanno recuperato capacità competitiva sui mercati internazionali nel corso del 2013. I risultati della ricerca evidenziano come l’Italia occupi ancora l’ultima posizione in Europa per capacità competitiva.
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ISFI
L’International Slim Factor Index (ISFI) ha preso in considerazione l’andamento economico di sei Paesi europei di cui:
- tre economie più competitive (Francia, Germania e Regno Unito);
- tre che soffrono l’attuale incertezza (Italia, Portogallo e Spagna).
L’indice si è basato su quattro componenti:
- PIL (Gross Domestic Product) e domanda interna;
- Sentiment (Economic Sentiment Index);
- Importazioni;
- Esportazioni.
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Italia e competitività
L’Italia si è posizionata in coda agli altri Paesi, con il valore più basso dell’indicatore (98,99), prima di lei la Spagna con un punteggio di 99,39, il Portogallo (99,75), la Francia (99,62), la Germania (101,95) e quindi la capolista, la Gran Bretagna con un punteggio di 104,18. In generale tutti i sei Paesi hanno dimostrato una certa tendenza al recupero di capacità competitiva nel corso del 2013, Umberto Ripamonti, Presidente di Assirm ha infatti sottolineato che:
«Secondo l’ISFI l’Italia si posiziona all’ultimo posto tra le sei economie analizzate. Dobbiamo però leggere i dati anche come un accenno di ripresa: tutti i Paesi infatti, compresa l’Italia, hanno mostrato nel corso del 2013 un segnale di crescita. Il 2014 è cominciato con un nuovo Governo, un segnale di stabilità per i mercati internazionali, e a breve avremo a disposizione i dati del primo trimestre del nuovo anno per capire se, nello scenario internazionale, l’indice del nostro Paese è migliorato».
Ezio Lattanzio, Presidente di Confindustria Intellect, ha inoltre spiegato:
«abbiamo messo a punto l’ISFI con Assirm per cercare di avere una visione più completa della situazione di transizione economica che stiamo attraversando, e con l’obiettivo di valutare le capacità reattive dei singoli Paesi. Lo studio che stiamo portando avanti ci permette di mettere a disposizione di investitori, imprese e della politica, uno strumento utile ed efficace per capire e anticipare l’andamento delle economie europee».